Parte all’Università Statale di Milano, in via sperimentale per il 2019, un’azione di supporto economico a favore del personale tecnico amministrativo e bibliotecario – a tempo determinato e indeterminato – e dei collaboratori ed esperti linguistici con familiari non autosufficienti.
Si tratta di un rimborso delle spese sostenute per i servizi di assistenza, residenziali e domiciliari – come RSA e “badanti” – destinati al coniuge o parte dell’unione civile, a genitori, figli, suoceri e fratelli in possesso di una certificazione di non autosufficienza prevista dall’art. 3, comma 3 della Legge 104/1992. L’entità del rimborso è definita in base al calcolo dell’ISEE del richiedente: si va da un massimo di 12.000 euro fino ad un minimo di 150 euro.
Il contributo è previsto da un accordo, firmato il 31 ottobre 2019, dal Rettore, Elio Franzini, dal Direttore generale, Roberto Conte, e dalle rappresentanze sindacali, e si prevede di renderlo pienamente stabile nel corso del 2020.
La misura va ad inserirsi nel ricco paniere di servizi di welfare aziendale che l’amministrazione dell’Università degli Studi di Milano ha implementato nel corso degli ultimi anni per i suoi collaboratori. In questa prospettiva l’Ateneo ha individuato specifiche azioni rivolte al personale allo scopo di sostenere e incentivare il benessere individuale, familiare e sociale dei propri dipendenti. Tra le misure adottate ci sono, ad esempio, i contributi sui costi di iscrizione e frequenza da parte dei figli dei dipendenti di asili nido, scuole e centri estivi, corsi universitari, oltre a un piano di assistenza sanitaria integrativa.
Negli ultimi anni, anche grazie all’evoluzione normativa che ha caratterizzato il fenomeno in questione, alcune Amministrazioni Locali e Enti Pubblici sembrano aver iniziato ad investire in questa direzione. Per il momento, però, quella dell’Università Statale pare essere una delle azioni più virtuose.
Fonte: Percorsi di Secondo Welfare