di Anna Messia
Il cda di Cattolica Assicurazioni ha dato ieri il via libera al riassetto di Cattolica Assicurazioni con la nuova gestione di Carlo Ferraresi, anticipato nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza. Mentre ha convocato l’assemblea straordinaria il 6 marzo in prima e il 7 in seconda, come richiesto da soci che vorrebbero un netto cambio dello statuto. Per quanto riguarda la riorganizzazione il direttore generale, Valter Trevisani, che aveva già la responsabilità dell’area tecnica, da fine febbraio prenderà anche quella dei canali distributivi rispondendo a Ferraresi che lo scorso ottobre ha ricevuto le deleghe dell’amministratore delegato dopo il defenestramento di Alberto Minali. Secondo lo schema messo a punto con l’advisor Boston Consulting, Trevisani diventa condirettore generale. Alle sue funzioni (responsabilità vita, danni, sinistri e rassicurazione) aggiunge quella dei canali distributivi, che erano di Ferraresi (professionali, marketing, bancassicurazione). Una promozione che premia un manager che era stato chiamato nella compagnia dalla stesso Minali (che con Trevisani aveva già lavorato in Generali) e non è la sola. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza il riassetto prevede infatti anche la nascita di una nuova business unit, Client Strategy (per una visione centrale del cliente) che sarà affidata al responsabile marketing Francesco Minelli, anche lui chiamato a Verona dall’ex amministratore delegato. Mentre viene istituita una vice direzione generale chief operations office, a riporto di Ferraresi e sotto la responsabilità di Samuele Marconcini, in cui confluiscono le aree Operations e IT, Organizzazione Risorse. Evidentemente Ferraresi vuole dare un’accelerazione all’attuazione del piano industriale che era stato disegnato dallo stesso Minali e che come ribadito in più occasioni al mercato resta confermato.
Intanto il lungo board iniziato in mattinata è riunito fino a sera ha anche deliberato sulla convocazione dell’assemblea straordinaria richiesta dai soci dissidenti che hanno raccolto oltre il 2,5% del capitale per modificare lo statuto e limitare gli incarichi. «La decisione del consiglio è stata responsabile, al di là dei dubbi espressi da vari autorevoli pareri legali circa la legittimità di alcune clausole proposte da soci richiedenti l’assemblea, in un’ottica di trasparenza e nel rispetto della sovranità assembleare e del complesso della compagine societaria», ha dichiarato il presidente Paolo Bedoni. Il riferimento è ai quattro legali interpellati dal cda di Cattolica per un loro parere (l’avvocato Mario Cera, lo studio Marchetti, lo studio Tremonti e l’avvocato Mario Rescigno) sulle modifiche. Giuristi che si sono espressi per la legittimità delle modifiche da inserire nello statuto per quanto riguarda l’età massima di 75 anni e la permanenza massima in consiglio di nove anni sugli ultimi 15, previste anche in altre società. Ma hanno segnalato contrarietà alla richiesta di decadenza immediata e senza giusta causa di alcuni consiglieri tra cui il presidente Bedoni (in carica dal 2006), che invece hanno un mandato in scadenza nel 2021. In pratica hanno bocciato la retroattività delle modifiche. Cosa succederà a questo punto? I soci che chiedono il cambio della governance hanno fatto una proposta di modifica unitaria. Le regole prevedono poi che la revoca del consiglio debba essere votata dall’assemblea ordinaria. Probabile quindi che i soci dissidenti, nei prossimi giorni, chiederanno anche la convocazione dell’assemblea ordinaria, ma questo potrebbe non bastare. E in ogni caso resta lo scoglio dei voti in assemblea straordinaria: per il via libera alle modifiche statutarie serve infatti il voto dei due terzi dei soci. Il tutto mentre in questi giorni continuano le ispezioni di Ivass che insieme a Consob (e alla Guardia di Finanza) vogliono dare luce sulle ragioni che hanno portato al defenestramento di Minali nonostante i buoni risultati industriali raggiunti durante il suo mandato. (riproduzione riservata)
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