All’attenzione dell’authority è finita anche la trentina Itas, i cui clienti-soci saranno chiamati a scegliere i delegati in vista del rinnovo del cda. Focus sui benefici di mutualità
di Anna Messia
Per Cattolica Assicurazioni il prossimo banco di prova, il più probante, sarà l’assemblea straordinaria del 6 marzo (il 7 in seconda convocazione). Che l’Ivass stia seguendo la partita non è una novità: l’autorità da prima di Natale ha aperto un’ispezione con Consob e Guardia di Finanza per far luce sulle ragioni che a fine ottobre hanno portato al defenestramento dell’ad Alberto Minali. L’appuntamento di marzo potrebbe essere l’occasione per una svolta nella governance e l’Ivass starebbe monitorando un passaggio di questo processo, che coinvolge a cascata anche le mutue assicurative che operano in Italia, a partire dalla trentina Itas passando per Reale Mutua. Si tratta della questione del voto dei soci e della raccolta delle deleghe per l’assemblea. Il sospetto dell’autorità, alla cui guida sta per arrivare Daniele Franco, è che in questi modelli organizzativi le agenzie assicurative abbiano un ruolo troppo incisivo nella scelta dei consiglieri, creando un potenziale conflitto d’interessi. Non a caso l’Ivass aveva già chiesto di rafforzare in Cattolica la presenza di consiglieri indipendenti, mentre in Itas le assemblee di zona, che eleggono i 200 delegati chiamati a votare il cda, non si possono più tenere negli uffici degli agenti ma devono essere gestite direttamente dalla società.
Temi tornati alla ribalta con il caso Cattolica. La compagnia veronese ha circa 17 mila soci, tra cui Warren Buffett, primo azionista con il 9,047%. Anche per Cattolica continua a valere il principio di «una testa un voto», ma dopo l’ingresso di Buffett oltre alle liste di maggioranza e di minoranza è stata introdotta la lista di capitale, cui vanno uno o due amministratori eletti dalla lista che sia risultata prima appunto per capitale con voti tra 10 e 15%, indipendentemente dal numero dei soci che l’ha votata. A marzo non ci sarà da rinnovare il cda ma le modifiche, che prevedono paletti sulla durata dei mandati, che implicherebbero l’uscita di Paolo Bedoni, presidente da 13 anni. La conta di voti e deleghe sarà quindi determinate e per il via libera servirà il consenso dei due terzi. Lo statuto di Cattolica prevede che ogni socio ne possa rappresentare al massimo altri cinque e, oltre ai soci riuniti nelle associazioni (in tutto se ne contano otto), anche in questo caso non mancano quelli legati agli agenti.
Una volta chiusa la questione Cattolica, toccherà a Itas, dove il numero dei soci corrisponde a quello dei clienti (più di un milione), perché basta aver comprato una polizza per diventare tale. Il cda della mutua trentina scadrà nel 2021, ma quest’anno si terranno le assemblee territoriali per nominare una parte dei 200 delegati che l’anno prossimo dovranno votare il nuovo cda e anche qui l’Ivass avrebbe acceso un faro.
C’è poi un’altra questione che l’autorità sta monitorando e che riguarda Itas e Reale Mutua; in quanto mutue, invece che pagare dividendi, riconoscono ai soci-clienti i benefici di mutualità, ovvero sconti sulle polizze, con totale discrezionalità sui prodotti da favorire. (riproduzione riservata)
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