Nubifragi, ondate di calore prolungate, siccità, trombe d’aria, fenomeni meteorologici intensi ed estremi dovuti ai cambiamenti climatici. L’Osservatorio Cittaclima di Legambiente, realizzato in collaborazione con il gruppo Unipol, traccia un bilancio allarmante degli eventi estremi registrati in Italia nel corso del 2019. Il bilancio è pesante: 157 eventi estremi in cui hanno perso la vita 42 persone, a fronte dei 148 eventi estremi e delle 32 vittime del 2018.
Nel 2019 si sono verificati 85 casi di allagamenti da piogge intense, 54 casi di danni da trombe d’aria (in forte aumento rispetto alle 41 del 2018), 5 di frane causate da piogge intense e 16 esondazioni fluviali.
Oltre ai fenomeni meteo estremi, il 2019 sarà ricordato anche per il forte caldo. Il 2019 è stato uno degli anni più caldi della storia e, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale dell’Onu (WMO), è destinato a piazzarsi al secondo posto nella classifica dei record di caldo. Il mese di luglio, secondo l’Agenzia Americana per Oceani ed Atmosfera (NOAA), è stato il mese più caldo mai registrato al Mondo negli ultimi 140 anni, con una temperatura media globale di 0,95 gradi sopra la media. Anche in Italia il caldo si è fatto sentire: se si considerano solo le temperature massime, il mese di ottobre è stato il secondo più caldo in assoluto dal 1800 ad oggi, dietro solo al 2001, con un’anomalia di +1,74°C.
Lunghissimi sono i periodi di siccità registrati nel 2019 nelle regioni del Centro (in particolare nelle Marche) e del Nord del Paese con livelli record di secca per il Po e incendi sull’Appenino Emiliano (5mila metri quadri di bosco siano andati in fiamme a Baiso (RE) a gennaio). In aumento il numero e l’intensità delle trombe d’aria che si sono abbattute su tutto il territorio italiano, con vittime ad Alvito (FR), Guidonia (RM), Fiumicino (RM), Parma, Taranto, Villaputzu (CA), Numana (AN), Capaccio Paestum (SA) e da ultimo a Lauria (PZ).
Il 2019 verrà poi ricordato per le conseguenze drammatiche delle esondazioni fluviali, come a Casargo (LC), in agosto, quando furono almeno 160 gli sfollati; a Budrio (BO) lo scorso novembre con oltre 300 evacuati; a Cardè (CN) a fine novembre con 150 evacuati (su un totale di oltre 650 provocati dall’alluvione che ha colpito Alessandrino e Cuneese). Sempre nell’Alessandrino sono state drammatiche le conseguenze dell’alluvione che ha colpito la provincia il 21 e 22 ottobre. Un morto nella zona di Villa Carolina a Capriata d’Orba, dove è crollato un ponte per la piena del torrente. Le zone di Gavi Ligure, Novi Ligure ed Ovada sono state tra le più colpite con, nelle 24 ore precedenti, 400 millimetri di pioggia caduti (record assoluto negli ultimi 100 anni per molte località). Ad Alessandria è stato chiuso il ponte sul Bormida, che aveva raggiunto il livello di guardia. Nella stessa settimana drammatiche le condizioni del sud est della Sicilia quando, il 26 ottobre, una serie di temporali in successione ha provocato un disastro al confine tra le province di Ragusa e Siracusa. Negli ultimi giorni dell’anno vanno ricordate le 3 vittime (a Firenzuola (FI), Cordenons (PN) e Napoli) e gli ingenti danni provocati da esondazioni fluviali in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Abruzzo e Campania.
L’Osservatorio Cittaclima evidenzia inoltre come dal 2010 alla fine del 2019 siano stati 594 i fenomeni meteorologici che hanno provocato danni al territorio italiano (364 i Comuni dove si sono registrati eventi con impatti rilevanti, il 4,5% del totale).
Nello specifico, 224 gli allagamenti da piogge intense, 209 casi di danni e interruzioni delle infrastrutture causati da piogge intense con 76 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 14 casi di danni al patrimonio storico, 26 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità, 134 eventi con danni causati da trombe d’aria, 22 casi di frane causate da piogge intense, 72 giorni di blackout elettrici e 84 gli eventi causati da esondazioni fluviali. Ma ancora più rilevante è il tributo che continuiamo a pagare in termini vite umane e di feriti, 231 le persone vittime del maltempo dal 2010 ad oggi, con 42 morti solo nel corso degli ultimi 12 mesi. A questo si aggiunge l’evacuazione di circa 50mila persone a causa di eventi quali frane e alluvioni.
“L’adattamento al clima rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo”, dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. “I dati dell’osservatorio rendono evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio. Proprio per questo il Paese ha bisogno di cambiare strada, ridefinendo le priorità e individuando le risorse necessarie. Il 2020 deve essere l’anno in cui si approva finalmente un piano nazionale di adattamento al clima, come hanno fatto gli altri Paesi europei, in modo da intervenire nelle aree più a rischio e coordinare le politiche di riduzione del rischio sul territorio, oggi disperse tra programmi e cantieri spesso inutili. Occorre avviare interventi rapidi e politiche di adattamento a partire dai grandi centri urbani, che sono le aree più a rischio come raccontano i dati dell’osservatorio”.