di Simona D’Alessio
Pensioni (future) dei periti industriali «rimpinguate» per un quinquennio: è stata, infatti, appena approvata dai ministeri vigilanti del lavoro e dell’economia la delibera dell’Eppi (l’Ente previdenziale della categoria professionale dell’area tecnica), che è orientata a «spalmare» sui montanti dei circa 14.000 iscritti oltre 23,5 milioni di euro. L’iniziativa, varata dal Consiglio di amministrazione della Cassa poco meno di otto mesi fa (si veda anche ItaliaOggi del 15 maggio 2018), aveva fissato la distribuzione sulle posizioni pensionistiche degli associati dell’«80% del gettito della contribuzione integrativa (la quota versata dai clienti dei professionisti, ndr) riferita all’anno 2016»; nella nota di approvazione del provvedimento da parte dei dicasteri di via Veneto e di via XX Settembre, fa sapere l’Eppi, si legge che le proiezioni economiche e patrimoniali presentate hanno evidenziato «la congruità dei rendimenti finanziari a copertura degli oneri di rivalutazione e perequazione dei trattamenti pensionistici, nonché dei costi di gestione e di assistenza».

Come accennato, per un lustro l’Ente ha ottenuto il «placet» ad intervenire (al rialzo) sui montanti dei periti industriali, giacché il primo semaforo verde si accese per destinarvi i contributi integrativi riferiti agli anni 2012 e 2013, a seguire il secondo riguardava l’80% delle cifre per gli anni 2014 e 2015. E, adesso, si andrà a coprire pure l’annualità 2016. Il «ritocco» si rifletterà, sottolinea la Cassa privata, favorevolmente sull’ammontare delle prestazioni pensionistiche che andranno ad incassare gli iscritti, all’insegna di una maggiore «adeguatezza», per potersi, un domani, sostentare nel miglior modo possibile. «Negli ultimi quattro anni abbiamo riconosciuto ai nostri colleghi 80,6 milioni, tutti provenienti dai versamenti integrativi riferiti al quadriennio 2012-2015. Siamo molto soddisfatti di poter affermare, oggi, che tale somma supera i 104 milioni con la contribuzione del 2016», cifra alla quale, spiega il presidente dell’Eppi Valerio Bignami, vanno sommati gli «oltre 9 milioni derivanti dalla maggiore rivalutazione rispetto ai tassi di legge, già accreditati sui montanti» dei periti industriali che esercitano autonomamente l’attività lavorativa.

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