Per diversificare di più e ridurre il rischio, Azimut punta su un desk di asset manager planetario. Intanto per il futuro del gruppo il presidente Giuliani seleziona un team di giovani manager
di Lucio Sironi

«Abbiamo costruito una squadra di gestori distribuiti su tutti i Continenti nei quali abbiamo investito. Azimut dispone così di un desk che monitora i mercati 24 ore su 24, ricco di competenze diversificate. È la risposta migliore che possiamo dare alla flessione dei mercati, che dopo le fasi calanti tornano regolarmente a crescere. Si tratta di farsi trovare pronti e noi crediamo di esserlo». Così Pietro Giuliani prepara la risposta all’anno in cui le performance anno brillato di meno, tranquillizzando i clienti. E poi delinea il nuovo assetto del gruppo del risparmio gestito da lui presieduto (e fondato) dopo l’uscita dell’ad Sergio Albarelli. «Faccio in prima persona una sorta di portage manageriale fino ad aprile, quando entrerà in scena una nuova squadra manageriale che sarà votata dal patto di sindacato, cioè buona parte degli oltre 1.700 consulenti finanziari del gruppo insieme a molti altri colleghi in Italia e all’estero, che in totale detengono circa il 24% della società. Un patto composto da chi, lavorando in Azimut , affiderà il suo futuro professionale a queste persone. Il nuovo team manageriale sarà presentato al mercato in occasione di un investor day che Azimut terrà a Londra e a New York, «dove da sempre risiede la maggioranza dei nostri azionisti», prosegue Giuliani, reduce dalla convention della rete di cf di inizio anno tenuta a Montecarlo.

Domanda. Il nome del nuovo ad è ancora top secret?
Risposta. Più che un nome ho in mente un team, riunito nel cda, all’interno del quale saranno ripartite le varie deleghe.
D. Il titolo Azimut ha raggiunto livelli minimi che non vedeva da diversi anni, anche sotto a 10 euro. Il 2018 è andato così male?
R. Certo meno bene del 2017, quando i mercati sono stati ben più favorevoli. Ma non poi così male. Alla fine di settembre gli utili avevano raggiunto in ogni caso quota 112 milioni.
D. Il 2019 sarà differente?
R. Confido che i risultati del primo trimestre potrebbero già rappresentare la prima occasione in cui si vedrà, numeri alla mano, se ha ragione chi continua a shortare l’azione Azimut o chi ha ricominciato a comprarla.
D. Le vendite allo scoperto continuano a pesare?
R. Sempre al primo posto in questa speciale classifica, ormai per il terzo anno consecutivo.
D. Sarà l’anno del riscatto?
R. Quest’anno Azimut è chiamata a macinare 300 milioni di utile netto per centrare anche l’ultimo obiettivo del piano a cinque anni partito nel gennaio 2015. Gli altri due obiettivi, realizzati in anticipo, riguardavano le masse in gestione, che dovevano superare quota 50 miliardi, e oggi siamo a 51, e la componente estera, che doveva attestarsi al di sopra del 15% del totale. E infatti siamo addirittura al 27% del patrimonio raccolto fuori dall’Italia, principalmente in Paesi emergenti. In ogni caso, per quanto riguarda l’obiettivo dei 300 milioni di euro di utile netto non ancora raggiunto, ne riparliamo a fine anno. Sarebbe la migliore risposta a chi sta portando avanti la sfida a colpi di vendite allo scoperto.
D. C’è solo questo dietro alla lunga fase calante dell’azione? Il valore in un anno si è quasi dimezzato.
R. Io penso che l’azione Azimut soffre anche la differente valutazione che oggi viene attribuita alle aziende quotate rispetto a quelle non quotate.
D. E il possibile obiettivo di prezzo a 50 euro?
R. Il valore di 50 euro ad azione è quello riportato già da due anni nel verbale dell’assemblea degli azionisti di Azimut che ci autorizza a comprare titoli in operazioni di buy back appunto fino a quella soglia. Certo di fronte a un utile annuo di 300 milioni diciamo che il prezzo non dovrebbe rimanere indifferente. La verità è che non ha senso, in un mercato normale, che il titolo con il maggior dividend yield del paniere Ftse Mib tratti come l’azione peggiore. Il paradosso è che, anche a questa valutazione che ritengo irreale, chi avesse acquistato il titolo Azimut all’atto della quotazione, circa 14 anni fa, includendo anche i dividendi pagati, avrebbe ricavato il 450% del capitale investito.
D. In relazione all’esercizio 2017, che si è chiuso con un utile di circa 220 milioni, è stato distribuito un dividendo di 2 euro, metà cash e metà in azioni proprie. Per il prossimo stacco il consensus degli analisti è di un euro.
R. Ne prendo atto. Comunque azioni proprie ne abbiamo ancora, la formula mista di pagamento potrebbe essere replicata.
D. La scelta di diversificare all’estero è spesso criticata. Non è troppo dispersiva in termini di energie?
R. Non direi, dal momento che, sia pure molto in ritardo, è lo stesso modello che ora vorrebbero replicare molti nostri concorrenti. Stiamo puntando molto su mercati dove il risparmio gestito è agli albori, come lo era quello italiano 30 anni fa.
D. C’è chi le suggerisce di smontare l’architettura del gruppo e procedere alla vendita per aree di business
R. Mi spiace ma non credo che il break-up e il conseguente m&a possano essere un’opportunità per gli azionisti di Azimut , tanto meno agli attuali livelli di prezzo. Ho già vissuto un’esperienza di operazioni di questo tipo quando eravamo in Akros finanziaria: è stato un ottimo affare per tutti quelli che hanno comprato, ma non per chi ha venduto.
D. A proposito di Paesi emergenti: avete appena acquistato una società di gestione in Egitto
R. È una società molto ben reputata sull’azionario: tra i suoi clienti c’è anche il fondo sovrano più grande al mondo. I nostri nuovi partner egiziani parteciperanno alla convention estera che terremo in febbraio a Shanghai.
D. Cosa è emerso dalla convention dei consulenti appena conclusa?
R. Morale e fiducia degli oltre 1.900 colleghi italiani ed esteri azionisti delle società riuniti nel Patto, di cui oltre 1.200 hanno partecipato a maggio all’operazione di mbo, è ai massimi. L’incontro si è concluso scandendo lo slogan «tremate, tremate le tigri son tornate!». La tigre bianca è il nostro modello per la sua necessità di libertà assoluta. (riproduzione riservata)

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