di Anna Messia
Punta a superare gli 1,7 miliardi di premi, con una crescita di oltre il 50%, il nuovo piano di Itas Mutua messo a punto dal direttore generale Raffaele Agrusti che ha preso il timone della società lo scorso maggio. Dopo un lavoro durato poco più di sei mesi il manager, ex cfo Rai e ad, ha presentato il suo business plan triennale, votato dal consiglio di amministrazione martedì scorso, come anticipato da MF-Milano Finanza. Un piano che, secondo quanto si apprende, punta prima di tutto ad aumentare la stabilità finanziaria del gruppo assicurativo di Trento colpito nei mesi scorsi dalle indagine che hanno coinvolto l’ex direttore generale, Ermanno Grassi, accusato di aver causato danni alla società. Oggi la compagnia ha un Solvency ratio di circa il 140% (ovvero 1,4 volte il minimo richiesto dal regolatore), composto in particolare dal 150% nel ramo Danni e dal 130% in quello Vita. Indici che il piano approvato dal consiglio punta ad aumentare, senza richiedere nuovo capitale ai soci e nonostante la crescita dei premi programmata.
Nel ramo Vita l’obiettivo è raggiungere a fine piano, ovvero a fine 2020, un Solvency ratio del 140%, mentre nel Danni l’indice dovrà crescere dal 150 al 160%, puntando nel medio termine ad allinearsi al 170% valore che rappresenta le media del mercato nel settore. Un rafforzamento che, come detto, dovrà avvenire senza trascurare la crescita. Anzi. Il nuovo piano Itas punta a una forte accelerazione della raccolta. Nel Danni l’obiettivo è uno sviluppo medio del 4% l’anno, passando dai 780 milioni di fine 2017 a circa 900 milioni. Da sviluppare ci sono le oltre 30 agenzie assicurative che il gruppo ha rilevato negli ultimi anni, e da mettere a frutto ci sono anche gli agenti di Royal & Sun Alliance, compagnia plurimandataria rilevata da Itas nel 2015. Nel Vita, invece, l’intenzione è firmare un nuovo accordo con la Cassa Centrale, per far sì che Itas possa diventare la compagnia di riferimento delle Bcc e delle Raiffeisen aderenti al gruppo bancario cooperativo. Un’alleanza che dovrebbe contribuire a far lievitare i premi Vita di Itas dai 330 milioni di fine 2017 a circa 800 milioni di fine 2020.
Sul fronte del risultato netto, gli obiettivi presentati da Agrusti al consiglio di amministrazione parlano di un’evidente crescita. I 3-5 milioni stimati per fine 2017 (anno in cui il risultato ha risentito di un forte aumento dei sinistri catastrofali) dovrebbero crescere a 18 milioni nel prossimo triennio, cui vanno aggiunti gli sconti che la compagnia riconosce annualmente sulle polizze ai propri soci-assicurati che ammontano a circa 30 milioni l’anno.
In questi mesi Agrusti ha lavorato anche per rafforzare i presidi dei sistemi di controllo interni viste le fragilità emerse, come richiesto anche dall’Ivass, l’autorità di controllo del settore. Lavori che sono tuttora in corso, così come quelli per modificare lo statuto per rivedere la governance della compagnia. Anche in questo caso la spinta al cambiamento è arrivata dall’istituto di controllo guidato da Salvatore Rossi che chiede una separazione più netta tra chi gestisce e chi controlla, spingendo per la nascita nella mutua della figura dell’amministratore delegato, da aggiungere a quella di direttore generale, che possa partecipare stabilmente ai consigli di amministrazione che dovrà cambiare anch’esso prevedendo più professionalità e competenze nel settore, e meno rappresentanza territoriale. Entro febbraio, come anticipato da MF-Milano Finanza martedì 23, dovrà riunirsi quindi un nuovo cda per proporre le modifiche e portarle poi alla votazione dell’assemblea straordinaria appositamente convocata, probabilmente prima di quella che ad aprile dovrà approvare il bilancio 2017. (riproduzione riservata)
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