di Claudia Cervini M- DowJones
Per i sindacati, l’applicazione della Mifid 2 sta creando non pochi disguidi in alcune banche italiane; almeno nella prima fase di allineamento. La normativa Ue sui servizi d’investimento, in vigore dal 3 gennaio, rivede a fondo la disciplina della negoziazione e distribuzione di titoli in Europa, al fine di renderle più trasparenti per i risparmiatori. Più parti ne hanno chiesto l’applicazione piena e tempestiva da parte di banche e soggetti concorrenti. Tra queste anche l’Abi, il cui presidente, Antonio Patuelli, si è espresso in tal senso alla 93ima Giornata mondiale del Risparmio.
Secondo la segreteria della Fisac-Cgil, molti lavoratori bancari stanno ricevendo comunicazioni personali sulla necessità di ricevere un affiancamento per continuare a prestare servizi di consulenza. «Per quanto riguarda la tua personale posizione, dall’analisi dei dati è emerso che, per continuare a prestare servizi di consulenza (compresa la raccolta del questionario di profilatura), dovrai essere affiancato dal tuo responsabile nelle modalità descritte nella circolare 2017DI99 Mifid II – processo di supervisione», si legge nel documento riportato dalla sigla sindacale con riferimento a Banco Bpm . «Il processo di supervisione prevede, in sintesi: momenti di affiancamento e controllo a campione sull’attività svolta dal supervisionato; tracciatura delle attività di supervisione effettuate».
Insomma, con decorrenza immediata, chi ricade nella casistica non potrà più fare il consulente se non è affiancato dal supervisore, normalmente il responsabile della filiale. «Chiederemo tempestivamente chiarimenti all’azienda», affermano le segreterie e «nel frattempo, ben sapendo che tutto ciò può tradursi in forti rallentamenti dell’attività commerciale, comunichiamo fin da ora che tutti i dirigenti della Fisac-Cgil sono a disposizione per tutelare i colleghi da qualsiasi eventuale richiesta di forzatura, da qualunque parte arrivi». Le segreterie consigliano quindi agli interessati di seguire alla lettera la comunicazione aziendale.
Il tema non riguarda solo Banco Bpm , ma tutte le banche in quanto la direttiva investe a 360 gradi il sistema. In Mps si è tenuto di recente un incontro sul tema. «Abbiamo chiesto alla banca di fornirci il numero preciso e la collocazione geografica di coloro che risultano non più idonei al collocamento e alla consulenza», affermano le segreterie. «Ancora una volta, infatti, si verificano ritardi non del tutto giustificabili con quelli della Consob e il recepimento delle normative da parte del governo, che si potevano ampiamente evitare mettendo in atto una raccolta preventiva di dati utili a verificare in un secondo momento il possesso dei requisiti. In particolare è stato trattato il tema dei colleghi che a seguito dell’emanazione del D2283, avvenuta in data 28 dicembre, non possono più fornire consulenza o devono operare sotto supervisione di altre figure professionali».
La banca guidata da Marco Morelli dovrebbe dare nei prossimi giorni il numero di persone interessate, per ora stimato tra i 200 e i 300. I sindacati chiedono anche che si esplicitino soluzioni organizzative e si chiariscano le responsabilità dirette di chi opera sotto supervisione e di coloro che ricoprono il ruolo di tutor.
In generale, come ricorda dal settimanale Milano Finanza in edicola, la Mifid 2 chiama la consulenza e i consulenti a un salto culturale. Infatti la direttiva fa molta attenzione alla preparazione di chi consiglia i clienti nell’impiego dei risparmi, e che deve essere dotato delle competenze necessarie. All’art. 25 comma 1, la direttiva stabilisce che «gli Stati membri prescrivono alle imprese d’investimento di dimostrare alle autorità competenti che chi fa consulenza presso di esse sia in possesso delle conoscenze necessarie». Un’attenzione che potrebbe aver indotto le banche a prevedere periodi di tutoraggio e supervisione nell’interesse di consulenti e risparmiatori.
Per il segretario generale di First-Cisl, Giulio Romani, la riforma parte azzoppata «perché non impedisce che sui dipendenti siano fatte indebite pressioni commerciali». (riproduzione riservata)
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