di Claudia Cervini
L’applicazione della Mifid 2 in alcune banche italiane sconta alcuni ritardi. Da più parti ne è stata chiesta un’applicazione piena e tempestiva da parte delle banche e dei soggetti concorrenti, primo fra tutti il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, durante la 93esima Giornata mondiale del Risparmio. Eppure, in questa fase, le strutture faticano ad adeguarsi nei tempi alle norme. Dopo i casi di Banco Bpm e Mps , anche l’allineamento di Unicredit e Creval solleva alcuni interrogativi. In una comunicazione interna le segreterie di coordinamento Fabi, First-Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin in Unicredit ricordano che Mifid 2 oltre a maggiori vincoli nelle proposte dei prodotti finanziari offerti alla clientela, prevede precisi requisiti di conoscenza ed esperienza per gli operatori che effettuano consulenza. Unicredit – proseguono le sigle – ha effettuato la mappatura dei dipendenti inseriti nei ruoli interessati dalla normativa, con il risultato che a oggi non sono in possesso dei requisiti il 6% dei lavoratori del private, l’8% degli addetti retail, il 3% di quelli corporate e il 2% dei loro colleghi dello small business. In mancanza dei requisiti, Mifid 2 consente ugualmente di fornire consulenza ai clienti, ma unicamente in regime di supervisione fino alla maturazione dei requisiti stessi e, in ogni caso, per un periodo non superiore ai 48 mesi. Il supervisore sarà individuato in una figura manageriale in possesso dei requisiti e presente nella struttura dove opera il collega da supervisionare. Unicredit ha fatto sapere ai dipendenti «assumendosene la responsabilità, che il regime di supervisione, per il quale peraltro non è ancora stato diffuso il regolamento da parte degli organismi competenti, sarà operativo in azienda dal prossimo 15 febbraio e soltanto a partire da quella data saranno inseriti i blocchi procedurali che inibiranno l’operatività ai colleghi privi dei requisiti minimi», spiegano le segreterie. Tali blocchi, una volta che saranno operativi, potranno essere rimossi soltanto con l’assegnazione di un supervisore (assegnazione che dovrà risultare tracciata in procedura) e con l’accettazione del collega stesso. La mappatura dei lavoratori in possesso o meno dei requisiti è già stata comunicata a tutti gli Area Manager ma non ancora diffusa capillarmente.
Un ritardo nell’allineamento alle norme è stato riscontrato anche in Creval . Secondo le delegazioni sindacali del gruppo bancario valtellinese due circolari aziendali hanno definito nel dettaglio i requisiti di accesso alla prestazione dei servizi di investimento. Eppure «la Circolare 2315 ha posto la decorrenza di tale modus operandi dal 24 gennaio, quando invece la normativa Mifid 2 indica il 3 gennaio». (riproduzione riservata)
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