di Anna Messia
Rischi informatici e ambientali. Sono le maggiori preoccupazioni dei manager secondo l’Allianz Risk Barometer 2018 realizzato da Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs), che ha sondato 1.900 esperti di rischio provenienti da 80 Paesi. Per quanto riguarda i primi è evidente che i sistemi IT sono la spina dorsale di un’economia sempre più connessa, ma quando non funzionano o sono attaccati mettono in gioco il successo se non persino l’esistenza di aziende di ogni settore e dimensione. I manager delle società ne sono sempre più consapevoli, tanto da aver messo l’interruzione di attività (42% delle risposte) e i rischi informatici (con il 40%) in cima ai loro timori quest’anno.
Quello dei cyberattacchi tra l’altro è un pericolo che sembra crescere rispetto al 2017, visto che l’anno scorso il rischio informatico era solo al terzo posto e cinque anni fa era al quindicesimo. La minaccia cyber è aumenta in misura consistente tra le piccole imprese (dal sesto al secondo posto) e tra quelle medie (dal terzo al primo) con le più piccole che rischiano la paralisi per un attacco informatico. Non solo. Quest’anno a fare un balzo nella classifica dei primi dieci rischi percepiti dai manager è stato anche quello connesso alle nuove tecnologie, balzato al settimo posto con il 15%, che considera i possibili problemi legati al diffondersi dell’intelligenza artificiale, per esempio, o delle nanotecnologie oppure dai droni. «Le aziende riconoscono che innovazioni come l’intelligenza artificiale o la mobilità autonoma potrebbero creare in futuro nuove responsabilità e perdite su larga scala, ma evidentemente anche opportunità», osserva Nicola Mancino, ceo di Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs) in Italia, che sottolinea come i rischi segnalati dai manager italiani siano in linea con quanto segnalano i colleghi esteri.
Anche in questo caso c’è un aumento della consapevolezza dei rischi informatici. «Anche in Italia il primo rischio segnalato è l’interruzione di attività, che ha una percentuale del 51% rispetto al 36% dello scorso anno», osserva Mancino, «e al secondo ci sono i rischi informatici, saliti anche questi al 38% rispetto al 23% del 2017”. Ma non c’è solo il pericolo informatico. Anche le maggiori perdite dovute alle catastrofi naturali sono una preoccupazione crescente per le aziende (con il 30% delle risposte rispetto al quarto posto dello scorso anno) visto che il 2017 è stato l’anno peggiore tra alluvioni, terremoti e uragani, con 135 miliardi di dollari di perdite. Se a questo si aggiunge che quest’anno anche il cambiamento climatico ha debuttato nella top ten delle preoccupazioni (al decimo posto) si percepisce come i rischi ambientali siano sempre più percepiti dai manager. «Gli intervistati temono che il 2017 possa essere un presagio della crescente intensità e frequenza dei pericoli naturali» aggiunge Mancino, che osserva come, in Italia, ci sia un dato che differenzia il Paese da altri mercati. È il danno reputazionale, o d’immagine, terzo nella classifica italiana e solo ottavo in quella internazionale. «È la prova che le imprese italiane guardano molto al valore del proprio marchio e del Made in Italy», conclude Mancino. (riproduzione riservata)
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