di Andrea Cabrini
Ieri al Forum di Davos l’amministratore delegato di Generali Philippe Donnet ha parlato ai microfoni di Class Cnbc di prospettive politiche per Europa e Italia, di quelle dell’economia mondiale e del futuro della compagnia assicurativa del Leone alato.
D. Tirando le somme di questi cinque giorni a Davos, tra vincitori e sconfitti, tra chi è entrato con favore come il presidente francese Emmanuel Macron e chi invece, arrivato un po’ a sorpresa, ha suscitato molti consensi, come il presidente americano Trump, qual è il suo quadro?
R. Il Presidente Macron era molto atteso ma non ha deluso, colpendo tutti i partecipanti. Il suo è stato un intervento che ha donato una prospettiva di crescita qualitativa e inclusiva. Questo sarà il messaggio forte che uscirà dal Worl Economic Forum di quest’anno.
D. Tra Macron e Merkel c’è un rapporto positivo, ma l’Italia, in quest’Europa a trazione franco-tedesca, che posizione potrà assumere?
R. Penso che l’Italia abbia un’opportunità storica per riuscire a dare un contributo ancora più importante al rafforzamento e alla ricostruzione dell’Europa. Il rapporto tra Merkel e Macron è buono e ciò è molto importante per il Vecchio Continente, ma sappiamo che dopo le ultime elezioni in Germania il mandato politico di cui dispone il leader tedesco si è indebolito e questo crea uno spazio di crescita importante per l’Italia all’interno del suo rapporto con la Francia. L’Italia può così entrare a far parte del motore del rafforzamento dell’Europa, ai fini di una maggiore integrazione europea.
D. Nei tanti incontri avuti qui a Davos con suoi investitori e clienti, che percezione dell’Italia ha raccolto?
R. C’è sicuramente una percezione positiva dell’Italia, della sua crescita economica e della sistemazione del suo sistema bancario. Ovviamente esistono anche interrogativi su ciò che potrà accadere dopo le elezioni del 4 marzo, ma non c’è più l’ansia del passato. Io mi auguro che dopo il voto l’Italia confermi la strada intrapresa delle riforme, che è l’unica possibile per il Paese.
D. Il titolo di questo World Economic Forum è stato “Un futuro comune in un mondo diviso”. Si esce da questi giorni più uniti oppure anche la presenza di Trump (che è venuto a rivendicare i successi economici della sua amministrazione), dopo due giorni di tensione sul mercato valutario con l’euro-dollaro salito a 1,25, ci dà l’idea che ci siano più contrasti che punti di unione oggi?
R. Penso che si esca da questo Forum con positività, perché si è consapevoli dell’accresciuto senso di unione presente nel mondo. L’andamento positivo dell’economia americana, così come il ritmo di crescita abbastanza sostenuto di quelle asiatiche, è una buona notizia anche per il resto del globo. È positivo inoltre che una crescita che pare sostenibile sia finalmente tornata anche in Europa. Dal punto di vista economico, quindi, non ci sono divisioni. Credo perciò che questa edizione di Davos abbia creato più unione e compattezza. E poi la convinzione che la crescita debba essere sostenibile e inclusiva è stata condivisa da molti Paesi e aziende presenti.
D. C’è un altro aspetto, che riguarda anche la vostra industria: i tassi. La Bce ha parlato ieri e ha datto un orizzonte non del tutto chiaro sul termine del Quantitative easing. I tassi negativi o a zero non sono una buona notizia per un settore come quello assicurativo che ha nei tassi l’ossigeno della propria crescita. Come vede questa situazione?
R. I tassi bassi, a zero o negativi, ormai sono stati integrati nel nostro business model. Da quattro anni abbiamo preparato l’azienda a vivere in un simile contesto, quindi per noi non è un imprevisto avverso. Quanto durerà questa politica monetaria non possiamo saperlo. Io ho vissuto e lavorato nel settore assicurativo in Giappone e lì nessuno sapeva e sa tuttora quando il Paese uscirà dall’era dei tassi bassi. Ciò vale anche per l’Europa e noi siamo pronti a operare in tale situazione anche per un periodo di tempo lungo. Ovviamente ci sono scenari alternativi positivi, per esempio un rialzo progressivo dei tassi…
D. Vi aspettate che inizi già quest’anno?
R. Non lo so, potrebbe accadere. Nel caso iniziasse, avrebbe chiaramente un effetto positivo sui nostri utili. Forse invece i tassi rimarranno piatti o subiranno shock. Noi in ogni caso siamo preparati ai vari scenari possibili.
D. Voi avete preparato l’azienda anche all’impatto della tecnologia. Qui a Davos Sundar Pichai, ceo di Google, ha affermato che l’intelligenza artificiale avrà un impatto superiore alla scoperta dell’elettricità e a quella del fuoco.
R. Indubbiamente. Quest’anno è stato interessante il fatto che si sia parlato non solo di tecnologia, ma anche del suo impatto sulla vita delle persone, di chi lavora e dei clienti. È stato positivo che non si sia insistito troppo sull’argomento in quest’edizione; detto ciò, è chiaro che l’intelligenza artificiale avrà un impatto molto forte e strutturale, ma già oggi ce l’ha. Noi, come i nostri concorrenti, ci stiamo già lavorando e stiamo costruendo il nostro futuro.
D. A proposito di futuro, voi state cominciando a mettere in cantiere un nuovo piano strategico. Quale sarà la priorità?
R. Sviluppo, espansione e crescita. Il piano sarà ambizioso e molto diverso da quello che abbiamo oggi e che terminerà alla fine del 2018. È concepito per preparare questa nuova fase della nostra storia, una fase molto offensiva.
D. Anche gli azionisti, a quanto pare, si stanno preparando. Lei in questi giorni qui a Davos ha commentato i rumor sul possibile rafforzamento nel vostro capitale di alcune importanti famiglie italiane, che potrebbero rappresentare un nucleo stabile di azionisti di lungo periodo
R. Abbiamo già degli azionisti stabili e ciò è molto positivo per noi, perché ci consente di preparare un futuro di crescita. Non ho alcun dubbio che i nostri soci siano disponibili a sostenere questa strategia di sviluppo. Ho sentito parlare anche dell’ingresso di un nuovo azionista italiano. Come già ho avuto modo di affermare, il mio lavoro è attrarre nuovi investimenti nel nostro capitale e quando ciò accade chiaramente sono molto soddisfatto.
D. Voi avete portato una parte di Piazza San Marco qui a Davos nei vostri uffici, qui sulla promenade. Come mai questa scelta?
R. Come sa, il nostro simbolo è il Leone di San Marco. Quindi per noi Venezia e la sua piazza principale, in particolare, sono molto importanti. È il motivo che ci ha spinto a impegnarci molto per riqualificare quest’area, restaurare i Giardini Reali e le Procuratie, ospitare le attività della nostra formazione (The Human Safety Net) e ridare a Piazza San Marco una vita lavorativa. (riproduzione riservata)
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