di Carlo Dossi.
Non è facile fare previsioni sul futuro, soprattutto in uno scenario economico sociale e politico in ebollizione quale stiamo vivendo. Ma c’è chi – come gli analisti di Standard & Poor’s sono tenuti a farlo per abitudine.
Nella bella sede del centro di Milano, tra il Castello sforzesco e il Teatro Dal Verme, quella che è l’agenzia di rating di maggior prestigio mondiale ha presentato i report di previsione sul mercato assicurativo europeo e italiano per il 2017. Con accenni anche ai risultati dell’esercizio 2016 appena concluso.
Lo scenario del vecchio continente è quello noto: bassi tassi di interesse, elevata competizione e una regolamentazione invasiva e sempre più onerosa per le compagnie.
Queste tendenze riguardano tutta la regione EMEA, acronimo per indicare oltre all’Europa anche il Medio-Oriente e l’Africa.
A questi fattori si aggiungono, per alcuni Paesi, le incertezze relative alle condizioni economiche e alla relativa stabilità politica.
Tuttavia, secondo i giudizi di S&P, la maggioranza delle compagnie – in particolare dell’Europa occidentale – saranno comunque in grado di gestire le indubbie difficoltà e di affrontare – grazie a una sufficiente capitalizzazione – le conseguenze dell’incertezza.
L’Outlook della maggioranza delle imprese di assicurazione della regione EMEA si conferma quindi stabile.
In questo giudizio, sostanzialmente positivo, ci sono comunque differenziazioni.
Gli assicuratori e i riassicuratori attivi a livello globale, infatti, grazie alla loro diversificazione geografica, raggiungono un rating medio pari a AA-, mentre gli assicuratori e i riassicuratori attivi a livello regionale o locale hanno rating medi di A- o A.
Gli elementi principali di incertezza, non sono però esclusivamente di carattere economico e finanziario. Su questo versante, anzi, le compagnie hanno dimostrato di sapere reagire anche ai fattori esterni più problematici quali quelli che hanno caratterizzato gli anni della grande crisi finanziaria.
I fattori che destano maggiori preoccupazioni sono invece quelli relativi al contesto sociale e politico.
Le elezioni legislative e presidenziali in Francia, le elezioni parlamentari in Germania, quelle in Olanda e in Norvegia e – aggiungiamo noi – le conseguenze ancora indeterminate della BREXIT e la permanente instabilità del sistema politico del nostro Paese, sono tutti elementi che contribuiscono a delineare prospettive, se non agitate, perlomeno confuse.
Se questo è il contesto, sembra in apparente contraddizione l’ottimismo di S&P, che per quanto riguarda il settore delle polizze prevede una ripresa dell’attività di acquisizioni e fusioni tra compagnie nel prossimo biennio 2017-2018.
Se infatti molte delle opportunità di fusioni e incorporazioni si sono già realizzate nel precedente periodo e non è ancora concluso il processo di focalizzazione del business per aree geografiche e per linee di business; è anche vero che il contesto dei tassi di interesse, il costo non elevato del leverage, la necessità di incrementare il rendimento per gli azionisti e la ricerca di maggiori dimensioni per rispondere meglio al nuovo contesto regolamentare di Solvency II, sono tutti fattori pesanti che dovrebbero incentivare le operazioni di acquisizioni e fusioni in Europa.
Se questo è lo scenario per il continente, cosa dice S&P, sempre piuttosto severa e avara nei giudizi, sul mercato assicurativo italiano?
Tao Fudji, responsabile S&P per il mercato italiano e spagnolo, ha espresso un giudizio sostanzialmente positivo.
Per quanto riguarda il rischio paese, sia il mercato danni sia il mercato vita sono valutati a rischio moderato.
Per quanto riguarda invece lo specifico rischio relativo all’operatività dell’attività assicurativa (e cioè i rischi relativi a stabilità e profittabilità nella attività assicurativa in quanto tale) il rischio è intermedio per i due settori.
Secondo Fudji infatti, le compagnie di assicurazione del nostro Paese operano in un contesto ambientale, sociale e di rispetto delle regole che non risulta ottimale. Motivo per cui le prospettive di crescita si indeboliscono.
Giudizio mitigato dal fatto che comunque le compagnie, in quanto investitori istituzionali in debito pubblico e, allo stesso tempo, attori di un sistema economico che, malgrado tutti i problemi, continua a essere innovativo e competitivo in molti settori, possono beneficiare di una valutazione più ottimistica.
Per quanto riguarda il settore delle assicurazioni vita, si prevede una stabilizzazione del rendimento del capitale medio (ROA) sul 0,5%. Da una parte si verificherà infatti un aumento della quota di UNIT Linked ( che vantano un ROA dello 0,8%) e – dall’altra – continuerà ad avere effetto la pressione per la riduzione delle spese operative.
Nelle assicurazioni danni le dinamiche risulterebbero diverse.
Il combined ratio dovrebbe risalire e raggiungere, nel 2017, la quota media del 95%, rimanendo pertanto sempre in territorio positivo e in grado di garantire la profittabilità tecnica.
Non saranno più raggiunti i profitti “storici” del 2015, dunque le prospettive sono un graduale peggioramento dell’andamento tecnico, in parte dovuto alla competizione sui premi rc auto e alla ripresa dell’entità dei sinistri. Tuttavia l’equilibrio sarà garantito.
Si tratta di un risultato per niente banale e che è la conseguenza dello sforzo di innovazione del nostro mercato. Come è noto nel ramo rc auto la forte diffusione delle black box sui veicoli fa delle compagnie italiane un modello invidiato nel mondo..
Inoltre – va aggiunto – alcune novità regolamentari, quali l’obbligo di certificazione dei danni lievi alla persona, hanno contribuito a tagliare le unghie agli artigli della criminalità organizzata e no.
Per quanto riguarda gli altri rami danni, infine, si dovrebbe mantenere una certa disciplina nella sottoscrizione dei rischi e, di conseguenza, confermare l’equilibrio dei risultati.} else {