Bisognerà attendere fino alla metà di aprile per conoscere il Paese dell’Unione Europea nel quale i Lloyd’s di Londra trasferiranno il proprio business. Il quartier generale e la sede legale dovrebbero rimanere nella capitale inglese, ma lo spostamento in altro paese UE anche solamente di una parte delle operazioni, rappresenta comunque una mossa di grande effetto per uno dei centri nevralgici della finanza globale.
Come ha più volte spiegato il presidente John Nelson, per i Lloyd’s è fondamentale avere accesso diretto al mercato unico europeo e con l’avvento della Brexit l’opzione trasferimento del business in altra capitale europea è diventata inevitabile.
“Saremo in grado di annunciare il nostro trasferimento prima di Pasqua”, ha dichiarato Nelson all’agenzia Reuters, aggiungendo che i Lloyd’s stanno esaminando 5 diverse sedi, tra le quali Dublino.
La città irlandese è molto gettonata in questo periodo e attrae le attenzioni degli assicuratori britannici che in uscita da Londra, la preferiscono alle altre capitali europee per via della lingua, la vicinanza geografica e i sistemi normativi e fiscali non certo penalizzanti.
“Vogliamo avere in Europa una presenza forte e qualificata”, ha aggiunto Nelson, spiegando che alcuni membri qualificati del team londinese saranno trasferiti presso la nuova sede. “La nostra presenza in Europa dovrà essere reale e qualificata, con la presenza di underwriter in grado di sottoscrivere business. Pensiamo a un team composto da personalità provenienti dai diversi dipartimenti operativi.
Attualmente, circa il 15% dell’attività dei Lloyd’s è sviluppata nel Regno Unito, l’11% nel resto d’Europa e il 40% negli Stati Uniti.
“Credo che Londra rimarrà un centro finanziario di grandissima importanza, nonostante la Brexit”, ha sottolineato Nelson. “Il pericolo che vedo è che molti affari sottoscritti in Gran Bretagna ed Europa, possano progressivamente spostarsi verso gli Stati Uniti”.
Nelson apre quindi le porte dei Lloyd’s all’Europa non dando quindi troppo peso ai progetti della premier britannica Theresa May che nel suo “Brexit Speech” ha proprio ieri tratteggiato un progetto ambizioso che punta a un processo graduale di implementazione della Brexit da raggiungere senza passaggi intermedi, entro i due anni previsti dai trattati.
La May avrebbe in testa un’intesa di alto profilo che implicherebbe “il più ampio accesso possibile dell’Uk al mercato unico, nell’ambito di un processo su basi completamente reciproche”, con la presenza di una unione doganale con l’UE.document.currentScript.parentNode.insertBefore(s, document.currentScript);