di Paola Valentini
E’ allarme educazione finanziaria. In Italia ll livello di cultura sul risparmio resta tra i più bassi riscontrati nelle economie avanzate per adulti e studenti. E questo è un problema di non poco conto visto che la crescente complessità delle scelte finanziarie che i cittadini devono compiere nel corso della loro vita richiede livelli di alfabetizzazione spesso
superiori a quelli attualmente disponibili in larghi strati della popolazione italiana con conseguenti rischi che possono mettere a repentaglio il loro benessere finanziario.
Per correre ai ripari sono quindi necessari nuovi interventi formativi coordinati e soprattutto efficaci perché quelli realizzati negli ultimi anni sono stati numerosi, ma non hanno raggiunto l’obiettivo previsto. Lo ha affermato stamani il vice direttore della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, presentando il primo censimento sulle iniziative di educazione finanziaria in Italia nel triennio 2012-2014.
Una rilevazione promossa da Banca d’Italia, Consob, Covip e Ivass, insieme al Museo del risparmio, alla Fondazione per l’Educazione finanziaria e al risparmio e alla Fondazione Rosselli, d’intesa con i ministeri dell’Economia e dell’Istruzione.
L’indagine documenta la frammentazione delle iniziative di educazione finanziaria “molte delle quali con un numero di partecipanti modesto”. Per il triennio 2012-2014 sono state censite 206 iniziative, promosse da 256 soggetti. In quasi i due terzi dei casi i programmi hanno coinvolto nel triennio meno di mille persone; solo una iniziativa su dieci si è rivolta a più di 10mila partecipanti.
Le iniziative censite sono risultate molto eterogenee ed il web è stato il principale veicolo di promozione, con rischi di esclusione per fasce della popolazione rilevanti. Una delle maggiori criticità evidenziate dall’indagine è la carenza di valutazione sull’efficacia dell’iniziativa: oltre la metà dei programmi non ha previsto alcuna forma di controllo.
Lo studio sottolinea come la mancanza di riferimento dei temi dell’educazione finanziaria nelle attività curriculari degli studenti non permessa la partecipazione generalizzata e uniforme tra scuole, cicli di studio e territori.
Per quanto riguarda gli adulti, dalle analisi è emerso che i programmi formativi sono stati quasi sempre rivolti a una platea generalista e sono risultate poco diffuse le iniziative tese a raggiungere fasce di popolazione particolarmente fragili o con specifici bisogni formativi, quali donne, anziani o piccole imprese. Inoltre molte iniziative sono state realizzate con la
sola diffusione di materiale informativo.
E, afferma lo studio, sebbene sia complesso quanticare le risorse totali destinate all’educazione nanziaria, è emerso che solo pochi programmi hanno previsto un signicativo impegno economico.
La conclusione dell’indagine è che “appare essenziale uno sforzo di coordinamento tra i promotori per valorizzare sinergie e complementarietà delle molte iniziative esistenti, calibrare l’azione sui target di popolazione a priorità elevata, ricercare economie di scala e di scopo, monitorare i risultati in termini di acquisizione di conoscenze e competenze”.
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