di Stefania Peveraro
Aleggere i report degli analisti, la battaglia di Trieste è destinata a portare bene a tutti i titoli protagonisti della vicenda. Almeno stando ai target price fissati in questi giorni rispetto alle attuali quotazioni di mercato, che per Generali si sono già apprezzate del 12,33% in una settimana, cioè da quando nel weekend del 21-22 gennaio si è diffusa la notizia di un’operazione straordinaria allo studio per prendere il controllo del Leone da parte di Intesa Sanpaolo .
L’idea sarebbe quella di un’offerta carta contro carta da parte di Intesa per almeno il 60% del capitale della compagnia guidata da Phillippe Donnet, con Allianz che faccia da sponda, per acquisire almeno gli asset francesi del Leone.
L’euforia su Generali è comunque andata scemando negli ultimi giorni della scorsa settimana, con il titolo che venerdì 27 ha chiuso in calo dell’1,73% a 15,36 euro, ma appunto in rialzo del 12,33% da venerdì 20. Per contro, Intesa Sanpaolo nello stesso lasso di tempo ha lasciato sul terreno l’8,18%, sebbene venerdì 27 abbia chiuso in rialzo dello 0,89% a 2,27 euro. Quanto agli altri titoli protagonisti della battaglia di m&a dell’anno, Mediobanca ha chiuso l’ultima seduta in calo dell’1,06% a 8,415 euro, con un rialzo però del 5,66% nella settimana. Infine Unicredit (che controlla l’8,56% di Mediobanca ), venerdì 27 ha chiuso in ribasso del 4,86% a 27,8 euro, portando la performance della settimana al 3,01%. Le scelte di Unicredit a propsito della quota in Mediobanca potrebbero essere cruciali per il controllo di Generali e infatti una delegazione di tecnici di Unicredit , così come di Generali e Intesa , è stata sentita nei giorni scorsi da Consob per fare chiarezza sulla situazione, ma nulla è trapelato dalle tre audizioni. In ogni caso Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit , nei giorni scorsi ha ribaditoche la quota in Mediobanca non è in vendita.
Sebbene la vicenda sia ancora tutta da definire, gli analisti, si diceva, vedono tutti e quattro i titoli oltre i livelli attuali (si veda la tabella in pagina), anche se per Intesa Sanpaolo i target sono stati in genere abbassati rispetto a quelli fissati dai report precedenti. Generali è vista in media a oltre 17 euro per azione, sebbene Moody’s abbia detto che un’acquisizione da parte di Intesa avrebbe un impatto negativo per il merito di credito della compagnia assicurativa, perché ne risulterebbe un riduzione della significativa diversificazione geografica. Quanto all’azione Intesa , è vista a 2,65 euro, Unicredit tra 30 e 31 euro e Mediobanca a 2,9. E si tratta di target che gli analisti hanno fissato proprio nei giorni scorsi, a valle della raffica di notizie che circostanziavano sempre di più l’ipotesi di un’offerta di scambio tra azioni Generali e azioni di nuova emissione da parte della banca guidata da Carlo Messina per conquistare il controllo di Generali .
I dettagli maggiori in proposito li ha forniti proprio il ceo Messina lo scorso giovedì sera 26 gennaio a Torino, dove presenziava ai festeggiamenti per i 10 anni del gruppo bancario. Messina ha precisato che un’operazione su Generali o comunque un’operazione straordinaria nel settore del risparmio gestito non dovrà diluire la forza patrimoniale della banca e quindi impattare negatvamente sul Cet1ratio. . Un’altra condizione è mantenere un forte flusso di dividendi e la terza condizione è un prezzo vantaggioso rispetto alle potenzialità di crescita del business e rispetto ad altre possibili alternative sul mercato. Venerdì 27 gennaio, invece, dal consiglio di amministrazione della banca non è uscita alcuna novità sul tema, così come più volte i vertici di Intesa avevano assicurato nel corso della settimana: il fulcro della riunione del Cda sono stati invece i conti 2016.
Detto questo, come cambierebbe l’azionariato di Generali e di Intesa , se un’ops della banca sul 60% del compagnia andasse in porto? MF-Milano Finanza ha prodotto una simulazione, ipotizzando che l’ops da parte di Intesa venga lanciata a 17,15 euro per azione, così come ipotizzato da Rbc Capital Markets in un suo report, cioè con un premio dell’11,65% sulle quotazioni attuali. Se così fosse, Intesa dovrebbe lanciare un aumento di capitale al servizio dell’ops da poco meno di 16,5 miliardi di euro (pari appunto al 111,65% del 60% della capitalizzazione di Generali che venerdì 27 gennaio era di circa 14,7 miliardi), con la capitalizzazione di Intesa che salirebbe quindi dai 36,3 miliardi attuali a 52,8 miliardi e con gli attuali azionisti di Intesa che si diluirebbero quindi di oltre il 31%. In questo caso di scuola, che vedrebbe anche Mediobanca apportare all’ops le sue azioni, il flottante sarebbe del 71,14%, mentre il primo azionista sarebbe la Compagnia di Sanpaolo , diluita dall’attuale 9% al 6,42%, seguita da Mediobanca (4,07%) e da Fondazione Cariplo (3,33%).
A cascata tutto questo significherebbe per Mediobanca controllare il 7,66% di Generali (contando il 40% residuo dell’attuale quota di Generali in portafoglio) e per Unicredit controllare lo 0,66% di Generali (0,45% tramite la partecipazione in Mediobanca e 0,21% tramite la partecipazione in Intesa ) dall’attuale 1,11%. (riproduzione riservata)
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