di Anna Messia e Stefania Peveraro
Generali si prepara a muoversi con più agilità in caso di operazioni ostili. Nel cda della compagnia riunito ieri come previsto per prendere atto dell’uscita del direttore generale e cfo, Alberto Minali (congedato con una buonuscita di 5,8 milioni) non c’è alcun riferimento diretto alle contromosse n caso di lancio di opa o di ops da parte di Intesa Sanpaolo o da chiunque altro. Ma la decisione di estendere le competenze del comitato per gli investimenti anche alle operazioni con valore strategico va chiaramente nella direzione di rendere più rapide le decisioni da prendere in caso di necessità. Si tratta di un organo composto dai top manager: oltre al group ceo, Philippe Donnet, anche il cfo, il cro e il group cio. Ma nel comitato siedono anche il presidente Gabriele Galateri di Genola, Francesco Gaetano Caltagirone , Lorenzo Pellicioli, Clemente Rebecchini e Paola Sapienza che ora «avranno competenze istruttorie e consultive a supporto degli organi esecutivi anche per le operazioni aventi valore strategico», si legge nel comunicato diffuso in serata dalla società a valle del cda che, come previsto, ha assegnato le attuali deleghe di Minali a Donnet mettendo fine al dualismo nella governance. Ma ha anche nominato Luigi Lubelli, attuale group head of corporate finance, nuovo cfo. Non solo. Il cda di Generali ha pure preso atto dell’informativa di Donnet «sullo stato di avanzamento del piano strategico presentato a novembre 2015, esprimendo la piena soddisfazione». Anche questo un modo per dire che le Generali sono un gruppo solido e ben gestito che non ha bisogno di nuovo soci per accrescere la capitalizzazione o accelerare lo sviluppo.
Ieri intanto, dopo la giornata convulsa di martedì, il titolo Generali ha tirato il fiato e, sebbene abbia toccato un massimo intraday a 16 euro, ha poi chiuso con un apprezzamento di solo lo 0,97% a 15,57 euro per azione. Ma ovviamente l’attenzione resta alta e infatti le banche d’affari e le sim continuano a sfornare studi sui possibili impatti di un’integrazione con Intesa Sanpaolo (ieri Equita sim ha alzato il target price da 15 a 19 euro, incorporando il potenziale premio vista l’ipotesi di m&a), a valle di un’offerta carta contro carta per almeno il 60% del capitale della compagnia guidata da Phillippe Donnet, con Allianz che faccia da sponda, per acquisire almeno gli asset francesi del Leone. Secondo quanto risulta a MF Milano Finanza, McKinsey avrebbe già predisposto da tempo per Intesa Sanpaolo il piano industriale per l’integrazione con Generali , mentre in pole position per il ruolo di advisor finanziari dell’operazione sarebbero Ubs e Goldman Sachs.
Quanto al ruolo di Axa , più volte tirata per la giacca negli ultimi mesi a proposito di un’ipotetica operazione di m&a su Trieste al fianco di Mediobanca (azionista del leone con il 13,04%), ieri il ceo della compagnia assicurativa francese, Thomas Buberl, ha versato acqua sul fuoco: «Non rientra nella strategia di Axa acquisire grandi competitor». Intanto Consob ha ascoltato ieri i vertici di Intesa capitanati dal cfo della banca, Stefano Del Punta. Nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni al termine dell’incontro e le audizioni proseguiranno questa mattina (Unicredit ) e nel tardo pomeriggio (Generali ). In borsa l’istituto guidato da Carlo Messina ha chiuso ancora a +0,35% a 2,3 euro per azione, dopo il forte calo di martedì, mentre Mediobanca ha chiuso con un +3,11% a 8,785 euro e Unicredit a 29,37 euro con un +8,94%. (riproduzione riservata)
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