di Marcello Bussi
È ancora troppo presto per ridurre il quantitative easing. Così il presidente della Bce, Mario Draghi, ha dimostrato di tenere ben strette le briglie del Consiglio direttivo della Bce. L’inflazione nella zona euro, ha spiegato, non mostra ancora «un trend convincente al rialzo» e per questo il direttivo dell’istituto ieri ha lasciato i tassi invariati (quello di riferimento è a zero), e va avanti con le misure straordinarie decise lo scorso 8 dicembre, che prevedono un prolungamento del Qe «fino alla fine del 2017 e anche oltre se necessario», ma scalato da 80 a 60 miliardi di euro al mese a partire da aprile. Inoltre la Bce non esclude, se lo scenario dovesse peggiorare, un rafforzamento dello stesso programma di acquisti. Nessuna concessione dunque alla Germania, che avrebbe voluto almeno avviare il tapering, ovvero la riduzione degli acquisti di bond.
A chi, nel corso della conferenza stampa, gli ha chiesto del ritiro del tapering, o della possibilità di ridurre le misure straordinarie di stimolo all’economia, se lo scenario dovesse migliorare, Draghi ha risposto, senza scomporsi: «Non ne abbiamo discusso, ma è una problema che è giusto porsi». «Sono certo», ha quindi precisato il presidente della Bce, «che arriverà il momento in cui dovremo discutere del tapering e in quel caso avremo una discussione e un’analisi molto profonda e molto attenta in proposito. Ma non siamo ancora a quel punto».
A spaventare i mercati e a ringalluzzire il presidente della Bundsebank, Jens Weidmann, era stato il balzo dell’inflazione in Germania all’1,7% a dicembre. Ma ieri Draghi ha sottolineato che il tasso d’inflazione in Eurolandia è all’1,1%, ben al di sotto dell’obiettivo della Bce di un indice dei prezzi al consumo di poco inferiore al 2%. E soprattutto l’inflazione core dell’Eurozona, quella al netto dei prezzi di energia e beni alimentari, «non mostra segnali di un convincente trend al rialzo», ha aggiunto il numero uno della Bce, secondo il quale l’attuale rialzo dell’inflazione «è fondamentalmente trainato dai prezzi dell’energia». Le pressioni sui prezzi rimangono quindi basse. Come se non bastasse, Draghi ha sottolineato che «c’è stata unanimità nel guardare indietro, alle decisioni prese a dicembre, e ritenere che siano state le decisioni giuste».
In questo modo il numero uno della Bce ha fatto capire che Weidmann può scordarsi di trasformare la prossima riunione del Consiglio direttivo, in calendario il prossimo 9 marzo, in una sorta di mezzogiorno di fuoco. D’altronde nei giorni scorsi le parole di Draghi sull’inflazione erano state sostanzialmente anticipate dal governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau. Ennesima conferma che quando Francia e Italia si mettono assieme la Germania finisce alle corde. I mercati hanno comunque reagito con prudenza alle parole di Draghi. L’euro è sceso per breve tempo sotto quota 1,06 dollari per poi risalire in serata a 1,0637, in rialzo dello 0,1%. Mentre le Borse europee hanno registrato un andamento misto, con Piazza Affari in netto rialzo grazie alle banche (+0,7%), Francoforte e Parigi poco mosse (rispettivamente -0,02% e -0,2%) e Londra in calo dello 0,5%).
Sulle questioni riguardanti le banche in Italia e le misure di sostegno prese dal governo, Draghi si è trincerato dietro un no comment. «Temo di non poter commentare», ha risposto a chi gli poneva quesiti sui temi che ricadono sotto la competenza della vigilanza. «Non chiederei mai a Danièle Nouy (la presidente del Consiglio di Vigilanza, ndr) di commentare al posto mio le questioni di politica monetaria». E quasi no comment sulle sparate del presidente eletto Donald Trump, che si insedia oggi. «È veramente molto presto, da parte nostra, per commentare le sue dichiarazioni. L’unica cosa che posso ricordare è che i livelli dei cambi valutari, che per noi non sono un target, sono importanti per la stabilità e la crescita. E che esiste una forte convergenza, sia a livello di G7 che di G20, nell’evitare le svalutazione competitive». Per finire, Draghi ha assicurato che «non c’è un Paese dell’Eurozona che abbia un debito insostenibile», sottolineando che «in Grecia c’è un piano e ci sono discussioni in corso tra i Paesi membri». (riproduzione riservata)
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