La volontà è di fare bene e in fretta, ma non sarà facile. Perché la partita che è si aperta all’improvviso in Generali per la successione al ceo Mario Greco non era stata affatto programmata dai soci della compagnia. Le voci che il manager potesse lasciare Trieste alla volta di Zurich circolavano in verità già da dicembre, ossia da quando il ceo della compagnia elvetica Martin Seen aveva lasciato il timone, indebolito dal fallimento dell’acquisizione di Rsa e dalle pessime performance nel ramo Danni che lo avevano obbligato a due profit warning ravvicinati. Da Trieste hanno però continuato a ripetere fino all’ultimo momento che le trattative per il rinnovo del mandato a Greco (che sarebbe arrivato a scadenza con l’assemblea di aprile) stavano andando avanti, forti della disponibilità dei soci della compagnia ad andare incontro alle richieste del manager. Ma dopo otto mesi di discussione il negoziato si è invece inaspettatamente rotto. Lunedì 25 gennaio il ceo ha annunciato la sua indisponibilità a un nuovo mandato, cogliendo di sorpresa gli azionisti, che hanno mostrato nei fatti di non avere ancora pronto un piano B. La decisione di Greco di cedere alle sirene di Zurich, che sul piatto ha messo un’offerta economica più vantaggiosa, era la meno accreditata anche tra i protagonisti del settore. I fatti hanno smentito le attese e ora il manager è pronto a lasciare Generali , probabilmente già nei prossimi giorni, con il passaggio dell’interim al presidente Gabriele Galateri di Genola. Proprio come era stato tre anni fa, quando approdò a Trieste con il titolo che valeva 8,21 euro, anche per Zurich il compito di Greco sarà presentare al mercato un piano di svolta. «Considero concluso il mio compito, ho fatto quello che avevo promesso», ha dichiarato Greco agli analisti all’indomani dell’annuncio dell’addio a Trieste, ricordando di aver raggiunto in anticipo gli obiettivi del primo piano industriale. Riguardo al rapporto con i soci, ha segnalato che «non c’è stata divergenza su strategie, risultati o governance», bensì «sul mio ruolo nella compagnia». Una questione di contratto, insomma, su cui Leonardo Del Vecchio, presidente di Luxottica , e socio al 3% del Leone attraverso la holding Delfin, venerdì 29 è intervenuto a gamba tesa. «È stata una scelta sua che, per combinazione, ha coinciso con il fatto che è uscito da Zurich come numero due e ora rientra come numero uno», ha detto in tono ironico. «Anch’io avrei fatto quello che ha fatto lui, ma non avrei detto le sciocchezze che ha detto lui». Schermaglie verbali a parte, ora è il momento delle scelte per il futuro. Partendo dalle certezze. Una di queste è che il piano industriale di Generali al 2018, presentato a maggio scorso da Greco con la promessa agli azionisti di 5 miliardi di dividendi cumulati, non è in discussione. Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca , primo azionista della compagnia con il 13%, ha affermato che l’importante per i prossimi mesi sarà dare continuità al piano e «accelerare nel solco di quanto fatto». Una continuità che ha rassicurato gli analisti, i quali in questi giorni hanno continuato a consigliare l’acquisto dei titoli del Leone, ormai sottovalutati rispetto ai concorrenti, convinti che il management team di Trieste sia in grado di tenere dritta la barra in questa fase di transizione. Greco ha garantito (probabilmente anche per vincoli contrattuali) che non porterà con sé alcun membro della squadra che ha formato in questi tre anni a Trieste. Come del resto era avvenuto già tre anni fa nel passaggio inverso da Zurich (dove era a capo del Danni) a Generali . Chiunque prenderà il timone della compagnia nei prossimi mesi dovrà quindi dare attuazione al piano scritto da Greco. Tale elemento lascia immaginare che sia più probabile una successione interna al gruppo, nell’ambito della quale in pole position sarebbe l’attuale ad di Generali Italia Philippe Donnet, supportato dal cfo Alberto Minali. «All’interno di un’azienda ci sono persone che in una scala da 1 a 10 valgono almeno 8; se prendi qualcuno dall’esterno, può valere 9 ma anche 3», ha commentato Del Vecchio venerdì 29. Qualche giorno prima però Nagel aveva precisato che l’ipotesi di chiamare un manager esterno resta in piedi e che si attende il coinvolgimento di un head hunter per selezionare profili adeguati. L’affidamento di un mandato a un manager con il vincolo di attuare un piano già definito non sarebbe tra l’altro una novità assoluta nel settore assicurativo europea. La stessa cosa accadde nel 2012 in Aviva, quando Mark Wilson attuò in corsa la riorganizzazione avviata da John McFarlane. La differenza è che in quel caso McFarlane venne nominato presidente non esecutivo di Aviva, restando quindi nel gruppo, mentre Greco andrà a dirigere una compagnia diretta concorrente di Generali , conoscendo quindi le possibili mosse dell’avversario. Intanto in occasione dell’assemblea che si dovrebbe tenere il 26 aprile scadrà l’intero consiglio, presidente compreso. «Galateri va bene», ha messo le mani avanti Del Vecchio ma in ogni caso entro il 1° aprile andranno presentate le liste per il rinnovo del consiglio. Il mercato preme per fare presto, ma l’importante è fare la scelta giusta in merito al nuovo amministratore delegato e, forse, anche ad altre posizioni di spicco al vertice del Leone di Trieste. (riproduzione riservata)30