Il risparmio gestito ha ottenuto il miglior risultato dal 2003, ovvero da quando Assogestioni pubblica i dati completi. Adesso l’attesa è per i numeri di gennaio dopo la forte volatilità dell’inizio del 2016
di Paola Valentini
Finale d’anno con i fuochi d’artificio per il risparmio gestito che mette a segno a dicembre una raccolta netta di 10,9 miliardi, in forte rialzo rispetto ai 4 miliardi di novembre e chiudendo così il 2015 a quota 140,9 miliardi. Si tratta del migliore risultato dal 2003, ovvero da quando Assogestioni pubblica ogni mese i dati di raccolta non solo dei fondi, ma anche delle gestioni di portafoglio.
Il patrimonio dell’industria scende però a 1.823 miliardi dal massimo storico di 1.835 di fine novembre per l’effetto negativo del mercato. Grazie ai flussi dell’ultimo mese dell’anno, il settore nel 2015 ha superato il dato del 2014 (133,7 miliardi).
Dalla mappa mensile di Assogestioni emerge anche che a dicembre la parte del leone nella raccolta l’hanno fatta le gestioni di portafoglio istituzionali che hanno ottenuto 7,3 miliardi, mettendo a segno un gran balzo rispetto ai 406 milioni di novembre e portando il totale da inizio anno a 29 miliardi. Le gestioni retail hanno invece ottenuto 234 milioni a dicembre (dai 386 milioni di novembre) pari a 16,6 miliardi da gennaio. In totale gestioni istituzionali e retail hanno segnato nel 2015 flussi per 46 miliardi a fronte dei 41 miliardi del 2014 e anche in questo caso è il dato più alto dal 2003. Mentre la raccolta netta dei fondi aperti a dicembre si è fermata a 2,98 miliardi, con una frenata che si è registrata da agosto in avanti in coincidenza con l’inizio della crisi dei mercati finanziari.
In ogni caso nei 12 mesi del 2015 la raccolta netta dei fondi è ammontata a 94,3 miliardi, superiore ai 91,4 miliardi di tutto il 2014 e ai 48,4 miliardi del 2013. Per trovare un dato più elevato bisogna tornare indietro al 1998, quando il settore raccolse 167 miliardi. Ma è innegabile che negli ultimi mesi del 2015 si sia assistito a un rallentamento della raccolta dopo un periodo di forte boom sostenuto dalla spinta commerciale delle banche che hanno trovato nel risparmio gestito una miniera d’oro per compensare il calo delle commissioni nell’attività creditizia tradizionale. A influire sul calo della raccolta è stata soprattutto la volatilità dei mercati. Certamente con i tassi ai minimi, la strada del risparmio gestito resta un’alternativa che oggi i risparmiatori guardano con maggior interesse. Ma probabilmente i risultati meno brillanti messi a segno dai fondi nel corso del secondo semestre hanno reso meno facile il lavoro dei consulenti finanziari nel proporre le soluzioni di risparmio gestito. Il dato della media dell’industria italiana (indice Fideuram generale dei fondi) ha segnato infatti nel 2015 una performance dell’1,7%. Adesso, quindi, l’attesa è per i numeri di gennaio che serviranno a capire se la forte volatilità di inizio 2016 ha messo in crisi la raccolta. Non sembra aver influito più di tanto, invece, il dissesto dei quattro istituti locali in crisi a fine novembre che ha avuto ripercussioni su tutto il settore bancario. La raccolta di dicembre, infatti, non ha avuto un ridimensionamento ulteriore rispetto ai mesi immediatamente precedenti, dato che da settembre i flussi sui fondi si sono sempre attestati attorno a 3 miliardi.
Quanto alle categorie dei singoli fondi aperti, dicembre ha confermato la prevalenza dei flussi nei flessibili (1,6 miliardi nel mese, 51,4 miliardi nell’anno), a seguire gli azionari (548 milioni pari a 9,5 miliardi da gennaio), i bilanciati (492 milioni, 12,4 miliardi in tutto il 2015), gli obbligazionari (489 milioni, 14,8 miliardi nei 12 mesi). In rosso per 166 milioni i monetari (6,5 miliardi nel 2015).
Sul fronte della nazionalità dei fondi, i comparti di diritto estero hanno continuato a raccogliere più degli italiani. L’anno si è chiuso con flussi pari a 67,9 miliardi per i primi (2,5 miliardi a dicembre) e 26,2 miliardi per i secondi (450 milioni a dicembre). Tra i gruppi che a dicembre hanno raccolto di più spicca Generali con 6,4 miliardi, di cui 5,8 miliardi nei mandati istituzionali, segue Intesa Sanpaolo con 1,9 miliardi, di cui 1,15 miliardi relativi a Eurizon Capital, e oltre 770 milioni di Banca Fideuram. Terzo il gruppo Mediolanum con 470 milioni. (riproduzione riservata)