Il piano industriale del Leone elaborato dal manager in procinto di passare a Zurich è ambizioso e va sviluppato da un timoniere forte e da una squadra coesa. Nagel (Mediobanca): serve continuità

di Filippo Buraschi e Anna Messia

L’importante è che la squadra di manager sia mantenuta e che il nuovo amministratore delegato venga individuato il più presto possibile. Il mercato è stato subito reattivo e pragmatico di fronte alla notizia, comunicata martedì sera, che il ceo di Generali Mario Greco lascerà la compagnia il 28 aprile, in occasione dell’assemblea che approverà il bilancio 2015, per andare al timone di Zurich.

Il manager nella lettera di commiato ai dipendenti si è detto «disponibile a collaborare per un efficiente passaggio di consegne con il mio successore, al quale sarò onorato di riconsegnare una compagnia che è tornata a occupare il posto che le spetta nel panorama assicurativo mondiale». Ma non è escluso che possa lasciare a strettissimo giro con il conferimento delle deleghe al presidente Gabriele Galateri.

Certo, ieri il titolo Generali in borsa ha perso ancora l’1,34% dopo il -3% del giorno prima e tutti gli analisti sono concordi nell’affermare che si tratta di un’uscita negativa per il gruppo assicurativo, avvenuta a poco più di sei mesi dall’annuncio del nuovo piano, che, dopo le operazioni straordinarie di riassetto, deve ora proiettare il gruppo nel futuro. Un piano ambizioso che ha alla base una strategia che punta a far diventare la compagnia retail leader del mercato assicurativo in Europa, con tre obiettivi per il 2018: generare oltre 7 miliardi di net free cash flow, distribuire più di 5 miliardi ai soci e ridurre ulteriormente i costi di 500 milioni.

Insomma, la sensazione che Greco, attratto dalle generose sirene svizzere, abbia lasciato un progetto a metà resta forte, anche perché il raggiungimento degli obiettivi nell’attuale scenario di tassi è davvero sfidante. Così come è forte la convinzione tra gli operatori che il tira-e-molla degli ultimi mesi sulla permanenza del manager a Trieste abbia contribuito non poco alla discesa del titolo, che ora appare a sconto rispetto ai concorrenti, osservano gli analisti. «Crediamo che una soluzione rapida sul nuovo ceo e la conferma del top management, completamente rinnovato da Greco, sarà importante per il titolo», hanno dichiarato gli analisti di Intesa Sanpaolo , sottolineando che secondo le loro stime Generali  «presenta un multiplo di 8,9 per il p/e atteso per il 2016, con uno sconto del 6,5% rispetto alla media di Allianz , Axa  e Zurich». Posizione condivisa da Banca Akros, che punta l’attenzione anche sul fatto che la politica dei dividendi di Generali  (con un dividend yield atteso superiore al 5% nel 2016 e 2017) appare più attraente di quella dei concorrenti, ma l’uscita di Greco determina incertezza.

Insomma, da Trieste deve arrivare un segnale forte, rapido e convincente sul profilo del nuovo timoniere. I nomi che circolano sono quelli dell’ex Sergio Balbinot (Allianz ) e degli interni Philippe Donnet (ad di Generali Italia), Giorgio Liverani (Generali  Deutsche) e Alberto Minali (cfo). Il cda per scremare le prime candidature potrebbe essere convocato già per domani, ma più probabilmente la prossima settimana. In ogni caso la volontà dei soci è di andare avanti nello sviluppo del piano industriale presentato da Greco, come ha lasciato intendere Alberto Nagel, ad di Mediobanca , primo azionista della compagnia assicurativa con il 13,28%. Nagel, all’indomani dell’annuncio dell’indisponibilità di Greco a un nuovo mandato a Trieste, ha chiarito che per Mediobanca  è importante la continuità. Questo, ha aggiunto, non significa che Mediobanca  punti a una successione inGenerali  per linee interne e la ricerca è quindi aperta anche al mercato. Il banchiere ha poi voluto smorzare le polemiche su una differenza di vedute strategiche tra Greco e gli azionisti dicendosi «contento del lavoro fatto da Greco» in questi anni e aggiungendo che «non si cambia idea se una persona, per motivi di mercato, decide di andarsene».

Sulla questione ieri è tornato lo stesso Greco. In una conference call con gli analisti ha sottolineato di aver raggiunto tutti gli obiettivi del turnaround e ha dichiarato che la conclusione del rapporto con Generali  non è stata motivata da contrasti sul piano strategico o dai risultati raggiunti né tantomeno dalla governance della compagnia. Il problema, ha detto Greco, è stata la differente visione del suo ruolo strategico nella compagnia in termini di indipendenza e anche di retribuzione. Questioni di contratto, su cui probabilmente ha pesato anche la succulenta offerta economica di Zurich (che l’anno scorso al precedente ceo Martin Senn ha staccato un assegno di 7,5 milioni), mentre Generali  avrebbe presentato al ceo uscente un’offerta attorno ai 5 milioni.

In ogni caso Greco ha rassicurato il mercato sul fatto che il bilancio di fine anno sarà buono e in linea con le aspettative. E che lui, nella sua nuova avventura, non si porterà dietro alcun manager della compagnia triestina, come del resto era avvenuto ai tempi del passaggio da Zurich a Trieste. «Generali  è di nuovo una grande multinazionale basata in Italia, leader mondiale dell’industria assicurativa, con una redditività ai livelli più alti del settore e dotata di capitale adeguato e in linea con gli standard del mercato», ha scritto Greco ai dipendenti, ricordando che tutti e quattro gli obiettivi indicati nel piano redatto nel gennaio 2013 sono stati raggiunti con 12 mesi d’anticipo rispetto alle attese: Solvency I Ratio superiore al 160%, 4 miliardi di dismissioni di asset non core, roe operativo superiore al 13% e 750 milioni di risparmi. (riproduzione riservata)