di Lucio Sironi e Paola Valentini
Tutti record, come previsto, i dati delle società di gestione quotate a Piazza Affari, che in questi giorni stanno comunicando i dati di raccolta relativi al mese di dicembre e con essi anche il saldo 2015. Record per tutti, come detto, anche perché già il saldo a fine novembre segnalava un risultato sugli 11 mesi già migliore rispetto a quello dell’intero 2014.
Ieri hanno comunicato il loro consuntivo le societàAzimut e Banca Generali . Nel primo caso la società guidata da Pietro Giuliani ha realizzato nel 2015 una raccolta netta di 6,7 miliardi di euro («la più alta del settore», fa notare Giuliani), in crescita del 19% rispetto al dato del 2014, «miglior risultato di sempre», come ha precisato una nota della società. In dicembre il saldo è stato positivo per 597 milioni di euro e il totale delle masse, incluso il risparmio amministrato, si è attestato a fine anno a 36,7 miliardi (+22%), di cui 31,2 miliardi relativi alle masse gestite. «Nel 2015», ha detto l’ad, «abbiamo rafforzato il nostro posizionamento in Italia ma anche all’estero, dove oggi contiamo oltre 20 mila clienti e importanti piani di sviluppo. Inoltre abbiamo gettato solide basi per raggiungere l’obiettivo del piano industriale quinquennale, che prevede di incrementare le masse totali a 50 miliardi di euro entro il 2019».
Previsioni? Con mercati complessi come gli attuali Giuliani fatica a formulare previsioni sul 2016, «certo gioca a nostro favore il fattore bail-in, che sta portando alla luce un fattore di rischiosità delle banche che finora gli investitori non avevano considerato».
Quanto a Banca Generali , la società ha registrato a dicembre una raccolta netta di 687 milioni, chiudendo con il miglior mese dell’anno l’esercizio 2015. Il totale della raccolta per l’anno appena concluso si è attestato a 4,64 miliardi. La componente gestita ha toccato nel mese un nuovo record storico a 657 milioni, mentre il saldo da gennaio a dicembre ha raggiunto quota 4,1 miliardi. L’amministratore delegato Piermario Motta ha messo in evidenza il contributo rilevante dato dall’ingresso nel network di 120 tra promotori finanziari e private banker (circa una novantina quelli provenienti da gruppi bancari, gli altri da reti concorrenti), in crescita rispetto ai circa 100 dell’anno prima e ai circa 80 del 2013. «Dai nuovi colleghi arrivati nel 2015 sono giunti asset che rappresentano il 40-45% della nuova raccolta.
Per il 2016 partiamo prudenti, manteniamo una previsione di nuova raccolta attorno ai 3 miliardi in attesa di vedere se nel primo semestre si sarà in grado di mantenere i ritmi degli ultimi tempi. Sempre pronti a fare un aggiornamento, se ci saranno le condizioni». Stesso discorso per il numero dei nuovi ingressi. «Il 2015 è stato un anno straordinario», ha detto Motta, «per quest’anno sarebbe già molto positivo poter contare su un numero di 80-100 inserimenti. Il bacino bancario, da questo punto di vista, continua a rimanere molto interessante».
Intanto, in attesa che Anima completi la serie dei consuntivi (per la società, che ha come primi soci Banca Popolare di Milano e Poste Italiane , i risultati sono attesi un po’ meno robusti rispetto alle reti di promotori finanziari, in ragione di una differente ripartizione stagionale dei flussi), gli analisti hanno cominciato a fare il punto della situazione. Nel caso diFinecoBank (ieri il titolo è sceso in borsa del 2,5% a 7,09 euro), che ha registrato nel 2015 una raccolta netta di 5,49 miliardi (+37% rispetto al 2014) Mediobanca Securities, anche alla luce del risultato di dicembre (1,1 miliardi di raccolta netta) ha confermato il target price a 7,8 euro, mentre Akros ha osservato che, di fronte alle nuove regole di bail-in, «il business model di Fineco appare meno rischioso dei suoi concorrenti». Inoltre «non è colpito dai crescenti rischi regolamentari dopo il recente monito della Consob». Punto debole è semmai la valutazione: in base alle stime di utile per azione, per Akros (target price a 7,3 euro) il titolo quota su livelli equi e non appare a sconto. Per questo il broker ha confermato il giudizio neutral con prezzo obiettivo a 7,3 euro. Per parte sua Icpbi, nonostante i mercati meno favorevoli, Banca Generali resta il titolo favorito nel settore (tp a 30,5 euro) e si aspetta che nel 2016 continuerà ad avere una solida crescita del business in linea con gli ultimi due-tre anni. Mentre Banca Imi ha confermato il target a 8,7 euro su Banca Mediolanum (in borsa ha recuperato lo 0,7% a 6,31 euro) in attesa della sentenza del Consiglio di Stato che il 14 gennaio deciderà se accogliere o respingere il ricorso intentato da Fininvest contro la richiesta di Banca d’Italia di cedere il 20,2% delle sue azioni. (riproduzione riservata)