di Marcello Bussi
Le prospettive di crescita dell’economia mondiale si sono «indebolite» e la ripresa sarà «più graduale» di quanto previsto, in particolare nei mercati emergenti e nei Paesi in via di sviluppo. Il giudizio è contenuto nell’aggiornamento pubblicato ieri del Rapporto sull’economia globale del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui «i rischi per le previsioni globali restano orientati verso il basso e collegati agli aggiustamenti in atto: un generalizzato rallentamento delle economie emergenti, il riequilibrio della Cina, il calo dei prezzi delle materie prime e la graduale uscita da condizioni monetarie straordinariamente accomodanti negli Stati Uniti».
Di qui la decisione degli economisti del Fondo di rivedere al ribasso le stime pubblicate a ottobre. In particolare, i tecnici di Washington prevedono ora che l’economia mondiale crescerà del 3,4% quest’anno e del 3,6% il prossimo, lo 0,2% in meno rispetto a quanto stimato nell’autunno scorso. Le economie avanzate viaggeranno invece a un ritmo del 2,1% sia nel 2016 che nel 2017, con una limatura dello 0,1%. Per gli Stati Uniti è previsto un +2,6% in entrambi gli anni, con un taglio dello 0,2%. Per la zona euro la crescita è fissata all’1,7%, con uno 0,1% in più per il 2016 e un dato invariato per il 2017. L’Italia vede invece confermati i suoi numeri, che puntano su un incremento del pil pari all’1,3% quest’anno e all’1,2% il prossimo. Anche la Cina conferma le stime, con un aumento del prodotto pari al 6,3% nel 2016 e al 6% nel 2017. All’orizzonte non mancano i rischi. Il Fondo ne elenca quattro in particolare: un rallentamento più forte del previsto in Cina, un ulteriore apprezzamento del dollaro e condizioni di finanziamento più strette, che potrebbero accentuare le vulnerabilità dei mercati emergenti, un improvviso accesso di avversione al rischio, una escalation delle tensioni geopolitiche. «In questo quadro globale, con il rischio di una persistente bassa crescita per un lungo periodo», i tecnici del Fondo sottolineano «l’urgente bisogno di rafforzare la crescita reale e potenziale attraverso un mix di sostegno alla domanda e riforme strutturali» che rimangono «cruciali». Rilanciare la crescita, avvertono, deve essere «la priorità». Nelle economie avanzate, dove i tassi d’inflazione sono ancora ben al di sotto dei target fissati dalle banche centrali, «politiche monetarie accomodanti rimangono essenziali». E dove le condizioni lo consentono, suggerisce ancora il Fondo, «la politica di bilancio di breve termine dovrebbe sostenere maggiormente la ripresa, attraverso investimenti in grado di aumentare il capitale produttivo futuro». Dove invece è necessario rimettere ordine nei conti, il risanamento «dovrebbe essere orientato alla crescita e fondato su principi di equità». Nei paesi emergenti e in via di sviluppo, i governi dovrebbero «guidare l’attività verso nuove fonti di crescita». Questo, conclude il Fondo, consentirebbe anche di accelerare la convergenza verso livelli di reddito in linea con quelli delle economie avanzate. (riproduzione riservata)