di Luisa Leone
La possibilità di fare credito amplia il campo di azione di Sace, che è pronta a rimettere mano al suo piano industriale. Martedì scorso il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sulle banche popolari, che contiene anche un articolo che sblocca per il gruppo assicurativo guidato da Alessandro Castellano la possibilità di operare come una banca.
Una possibilità attesa da tempo, che apre nuove prospettive di business e che potrebbe avere un peso non indifferente in vista della valorizzazione della società, inizialmente prevista entro la fine del 2014, ma che finora è rimasta in stand by. Così, viste le potenzialità della norma approvata martedì, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il gruppo potrebbe presto rivedere il piano industriale, confezionato solo pochi mesi fa con l’ausilio dell’advisor Bain & Company. D’altronde, si tratterà di inaugurare un nuovo business, sebbene Sace fosse già coinvolta nell’esperimento Export Banca, insieme a Simest, Cassa Depositi e Prestiti e Abi.
Peraltro è già da qualche tempo che il gruppo sta ampliando il suo raggio di azione, basti pensare al lancio del fondo minibond lo scorso autunno, dimostrando rapidità di reazione alle innovazioni normative, in quel caso la nuova disciplina sulle obbligazioni per le pmi. Certo, però, ci vorrà del tempo prima che la disposizione di legge relativa alla possibilità di fare credito diretto possa concretizzarsi. Il decreto, nella versione delle ultime bozze circolate, si limita infatti a stabilire che «al fine di rafforzare l’attività di Sace spa a supporto dell’export e dell’internazionalizzazione dell’economia italiana e la sua competitività rispetto alle altre entità che operano con le stesse finalità sui mercati internazionale, Sace spa è autorizzata a svolgere il proprio intervento anche attraverso l’esercizio del credito diretto». Ma per farlo, innanzitutto il gruppo assicurativo dovrà prima ricevere «l’autorizzazione della Banca d’Italia». Insomma, il tempo per capire in che direzione muoversi e confezionare un nuovo piano industriale c’è, anche perché al momento il management del gruppo è impegnato nel roadshow europeo per il debutto di Sace sul mercato del debito.
La partenza è stata proprio ieri, a Milano, mentre la chiusura è prevista per il 28 gennaio, con tappe ad Amsterdam, Francoforte, Parigi e Londra. Chiuso il giro di presentazioni, mercati permettendo, dovrebbe partire il collocamento del bond il cui importo dovrebbe essere intorno ai 500 milioni e che sarà un perpetual, senza data di scadenza e con primo rimborso possibile dopo dieci anni. Fitch ha assegnato all’emissione un rating atteso BBB, due gradini sotto quello di Sace (A-). Per quanto riguarda le banche coinvolte, Barclays e Citi saranno gli arranger, mentre Deutsche Bank , Hsbc e Unicredit i joint bookrunner.
Solo una volta archiviata la pratica del debutto nelle obbligazioni, Sace si metterà al lavoro sulle novità previste dal decreto Popolari, riaprendo anche il cantiere del piano industriale, che sarà fondamentale in vista di una possibile successiva valorizzazione del gruppo, al momento congelata, ma non archiviata. E certamente il debutto sul mercato dei capitali, con il bond da 500 milioni, sarà un buon test per sondare l’interesse degli investitori per la società. Tuttavia la decisione finale sul destino del gruppo rimane nelle mani dell’unico azioni di Sace, la Cassa Depositi e Prestiti, che solo la settimana scorsa in un’audizione al Senato aveva fatto sapere, per bocca dell’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, l’intenzione di rafforzare sia Sace che Simest, senza però commentare le vecchie voci di una possibile unione delle due. Di certo per ora non c’è troppa fretta di passare all’incasso con la cessione di una quota (si era parlato del 60%) del gruppo guidato da Castellano, visto che i primi di gennaio ha staccato all’azionista un assegno da 800 milioni, dopo il miliardo già girato alla fine del 2013. Ad ogni modo, viste le novità degli ultimi tempi (non solo la possibilità di fare credito ma anche l’accordo con il Tesoro che dà a Sace una garanzia statale per gestire picchi di concentrazione del rischio) la prospettiva di un’ipo potrebbe tornare a essere allettante. (riproduzione riservata)