di Carlo Giuro
Non c’è scampo dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum della Lega per cancellare la riforma previdenziale Monti Fornero. Dal 2016 l’asticella del pensionamento verrà innalzata di ulteriori quattro mesi. È l’effetto dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2009, ed entrato in vigore nel 2013 per effetto appunto della legge Fornero. È appena stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero dell’Economia che adegua i requisiti di pensionamento al 2016. La frequenza della revisione automatica è infatti triennale e dal 2019 biennale. Si prevede in ogni modo una «clausola di salvaguardia» in base alla quale se l’incremento delle variazioni demografiche non dovesse produrre a partire dal 2022 un’età di pensionamento almeno pari a 67 anni, essa verrà applicata per default. La logica è quella di istituire un legame tra l’accesso ai trattamenti pensionistici e la probabilità di sopravvivenza in un Paese come l’Italia dove si allunga la speranza di vita. Queste dinamiche, osserva l’Istat, rendono l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo. Va sottolineato come l’adeguamento dell’età pensionabile è uno dei due correttivi automatici che salvaguardano il sistema pensionistico italiano dall’andamento della curva demografica, fattore di particolare rilievo in presenza di un meccanismo finanziario a ripartizione in cui i contributi versati dai lavoratori in attività finanziano il pagamento delle pensioni. L’altro fattore correttivo è rappresentato dalla revisione dei coefficienti di trasformazione (in funzione delle probabilità di sopravvivenza) del metodo di calcolo contributivo. Quali saranno allora i nuovi requisiti di pensionamento dal 2016? Per le pensioni anticipate saranno necessari, per gli uomini, 42 anni e dieci mesi di contributi; per le donne 41 anni e dieci mesi di contributi. Per la pensione di vecchiaia i requisiti sono poi differenti per le donne del settore privato rispetto agli uomini e alle donne del settore pubblico (in base alla riforma Fornero l’equiparazione avverrà nel 2018). Gli uomini, dipendenti o lavoratori autonomi, dovranno raggiungere i 66 anni e sette mesi di età dai 66 anni e tre mesi attuali. Lo stesso requisito è fissato per le donne del pubblico impiego. Per le lavoratrici del settore privato l’aumento della speranza di vita si combina invece proprio con l’innalzamento dei minimi fissati dalla riforma previdenziale per arrivare a parificare i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia. Per le dipendenti del settore privato occorreranno 65 anni e sette mesi (dai 63 anni e nove mesi attuali) per le autonome 66 anni e un mese. In parallelo si innalzeranno i requisiti di età per le pensioni calcolate con il contributivo puri (63 anni e sette mesi). (riproduzione riservata)