Il Tfr che potrà finire in busta paga è quello maturando, quello cioè cui ha diritto il lavoratore per i mesi da marzo 2015 a giugno 2018: dipende dal momento in cui si fa la scelta, a meno che il decreto di attuazione non preveda un «termine unico» di scelta, spirato il quale non sarà più possibile optare per la liquidazione in busta paga (la disposizione non appare chiara).
In tal caso, pertanto, potrebbe succedere che i lavoratori (quelli assunti da almeno sei mesi) potranno fare la scelta entro una cerca scadenza e la scelta riguarderà il Tfr da maturare nei 40 mesi, da marzo 2015 a giugno 2018. Quello che è certo, invece, è che la monetizzazione del Tfr non potrà mai riguardare il Tfr già maturato dal lavoratore fino al 28 febbraio 2015.
Il Tfr che finisce in busta paga si chiamerà «Pir», parte integrativa di retribuzione, e sarà al netto del contributo dello 0,5% che il lavoratore è tenuto a versare all’Inps (già oggi si versa questo contributo).
La scelta sarà possibile anche per quei lavoratori che, nel passato, abbiano scelto di farsi una pensione di scorta, versando il Tfr a un fondo pensione.
In altre parole, potranno ripensare questa scelta (dichiarata irrevocabile, quando venne fatta!), per ottenere subito una quota aggiuntiva di retribuzione ma dicendo addio alla possibilità di maturare una pensione integrativa.