di Domenico Comegna
Stop alla penalizzazione a chi si pensiona anticipatamente. Fino al 31 dicembre 2017, infatti, chi accede alla pensione prima dei 62 anni d’età non subirà la penalizzazione Fornero che prevede che sulla quota di pensione «retributiva» sia applicata una riduzione dell’1% per ogni anno di anticipo della pensione rispetto ai 62 anni di età e una riduzione del 2% per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto ai 60 anni. È quanto prevede la legge di Stabilità 2015 (legge n. 190/2014) tra le novità in materia di previdenza che coinvolgeranno anche i Pf.
Pensionamento anticipato. Una buona notizia sul fronte del pensionamento anticipato: niente più penalizzazione per chi va in pensione entro il 2017. Al fine di scoraggiare il ricorso alla pensione di anzianità, la riforma Fornero ha introdotto, a partire dal 2012, un meccanismo che penalizza pesantemente chi decide di lasciare il lavoro prima dei 62 anni di età. La penalizzazione consiste in una riduzione della quota «retributiva» maturata sino al 31 dicembre 2011, di un punto percentuale per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 anni di età minima e di due punti percentuali per gli anni di anticipo rispetto ai 60 anni di età. Per chi ad esempio va in pensione a 59 anni, la quota retributiva maturata prima della riforma, che ha introdotto il calcolo «contributivo» per tutti, subisce una riduzione del 6%: 2% per i due anni di anticipo rispetto ai 62, più 2% per l’ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60. Ebbene, la legge di Stabilità ha cancellato la penalizzazione per tutti i trattamenti con decorrenza compresa entro il 31 dicembre 2017, lasciandola esclusivamente per coloro che si pensioneranno dal 1° gennaio 2018 in poi.
Vecchiaia. Nessuna novità per quanto riguarda invece la pensione di vecchiaia dell’Inps. L’età anagrafica anche per il 2015 resta fissata a 66 anni e 3 mesi per gli uomini e 64 anni e 9 mesi per le donne; età che aumenterà di 4 mesi nel 2016. Più elevati invece i requisiti richiesti per il trattamento integrativo Enasarco. Nel 2015 per ottenerlo è necessario raggiungere «quota 89» (età minima 65 anni) per gli uomini e «quota 85» (età minima 62 anni) per le donne. Gli iscritti che abbiano cessato la contribuzione obbligatoria con almeno 20 anni di anzianità possono chiedere, entro il 31 dicembre 2015, di essere ammessi al versamento dei contributi volontari necessari al raggiungimento della quota richiesta per l’erogazione della pensione di vecchiaia.
Aumento contributi. Una previdenza sempre più costosa. La riforma Fornero che ha elevato l’aliquota contributiva dal 20,09 al 21,39% nel 2012, ha infatti stabilito un incremento della stessa nella misura pari a 0,45%, per ogni anno successivo, sino a raggiungere (nel 2018) il 24%. Questo significa che per i pf quest’anno l’aliquota (da applicare al reddito dichiarato al Fisco) è salita dal 22,29 al 22,74%. Anche il contributo minimo è un po’ più alto: passa dai 3.466 del 2014 a 3.547 euro. Ricapitolando, tenendo per buono il valore provvisorio dell’indice d’inflazione Istat per il 2014 (più 0,30%), nel 2015 occorrerà pagare all’Inps il 22,74% del reddito sino a 46.169 euro e 23,74% della quota eccedente, sino al massimale di 76.948 euro.
Rincari anche sul fronte Enasarco. Dal 1° gennaio 2015 l’aliquota contributiva passa dal 14,20% dell’anno scorso al 14,65%, di cui la metà (7,325%) a carico del pf. Il massimale provvigionale sale a 37.500 euro e il minimale è elevato a 837 euro.