Palla in mano alla Fondazione, che potrebbe cedere il 7% prima dell’assemblea. L’imprenditore potrebbe salire al 25% ed entrare nel board, ma senza mettere in discussione Castelbarco e Montani

di Luca Gualtieri 

Nessuna preclusione sulle modalità di investimento in Banca Carige , purché l’operazione avvenga in accordo con gli attuali azionisti e le istituzioni genovesi. Sarebbe questo l’orientamento di Andrea Bonomi, numero uno del fondo Investindustrial, a cui da tempo il mercato guarda come possibile cavaliere bianco dell’istituto genovese. 
I rumor su un intervento di Bonomi si sono intensificati negli ultimi giorni dopo il passo indietro sulla partita Club Med, che ha liberato risorse per nuove operazioni finanziarie. Ufficialmente a Genova la trattativa non è ancora partita, ma è chiaro che per banca e Fondazione (oggi azionista di riferimento al 19%) il tempo stringe.

 

Dopo che mercoledì 4 febbraio il direttivo della Bce avrà licenziato il capital plan, inizierà infatti il conto alla rovescia per l’aumento di capitale da 650-700 milioni. È plausibile che il quantum dell’operazione si attesti nella parte alta della forchetta, anche perché i proventi per la cessione delle assicurazioni sono attesi solo per la fine del primo trimestre. Il passo si farebbe insomma ancora più impegnativo per Carige  e l’intervento di un cavaliere bianco diventerebbe quasi indispensabile. Tanto più che l’aumento sarà presumibilmente lanciato nella prima finestra temporale disponibile, quella di primavera, come dovrebbe fare anche il Monte dei Paschi  con l’operazione fino a 2,5 miliardi. 
Per ridefinire gli assetti di controllo di Carige , insomma, c’è solo un paio di mesi di tempo.

Al momento la palla è in mano alla Fondazione, autorizzata dal Tesoro a cedere un altro 7% dopo le dismissioni compiute in primavera. Agli attuali prezzi di mercato la quota vale poco più di 43 milioni e potrebbe depauperarsi ulteriormente nelle prossime settimane per il clima di profonda incertezza che regna sul mercato. Una vendita ai blocchi potrebbe incorporare un esiguo premio, ma comporterebbe anche una frammentazione eccessiva della quota, impedendo la creazione di un nocciolo duro di azionisti. Come anticipato da MF-Milano Finanza, la Fondazione (assistita dall’advisor Banca Imi) punterebbe infatti a dar vita a una sorta di patto di sindacato analogo a quello creato nel Monte dei Paschi . Una soluzione di questo genere permetterebbe all’Ente di mantenere la presa sulla banca e di stabilizzare la governance al fianco di un socio di lungo periodo. Ecco perché un accordo con Bonomi sembrerebbe la soluzione ideale sotto il profilo industriale e politico. In prima battuta l’imprenditore milanese potrebbe rilevare il 7% dall’Ente, per poi acquisire un ulteriore 15-18% in sede di aumento di capitale, rastrellando i diritti inoptati come accaduto nel 2011 alla Bpm . Complessivamente l’investimento potrebbe insomma superare il centinaio di milioni, anche se molto dipenderà dal premio riconosciuto sulla quota della Fondazione (se mai ci dovesse essere) e dal prezzo dell’aumento. In ogni caso la partecipazione non dovrebbe superare il 25%, cioè la nuova soglia di opa fissata dal decreto competitività per le società quotate di maggiori dimensioni.

 

Sul fronte della governance, invece, l’ingresso di Bonomi comporterà quasi certamente un rimpasto nel board. Come accaduto per Bpm , il numero di Investindustrial dovrebbe infatti ottenere una rappresentanza nel consiglio di amministrazione della banca, anche se un suo coinvolgimento diretto non è scontato. Certo è, invece, che il ruolo del presidente Cesare Castelbarco Albani e dell’amministratore delegato Piero Montani, entrambi molto apprezzati da Bonomi, non dovrebbero essere messi in discussione. Resta poi da capire se l’aumento di capitale stabilizzerà definitivamente gli assetti di controllo di Carige . Il mercato per esempio fiuta da tempo l’ipotesi di un’integrazione con un’altra banca per dare vita a un polo di dimensioni nazionali. Come anticipato da MF-Milano Finanza, in pole position ci sarebbe proprio Bpm , anche se per il momento non sembrano esserci connessioni tra il progetto di Bonomi e un’eventuale intervento di Piazza Meda.

Tornando a Bonomi, ieri è stata smentita l’intenzione di adire alle vie legali per ipotetiche manipolazioni del mercato legate alla vicenda Club Med. (riproduzione riservata)