di Anna Messia
Era il tassello del puzzle che mancava per Solvency II. Gli atti delegati della nuova normativa europea sui requisiti di capitale delle compagnie di assicurazione sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale europea e sono quindi legge. Dopo mesi di incertezza intorno alle bozze, con gli assicuratori più volte in allarme, ora c’è finalmente chiarezza sulle nuove regole che partiranno per tutti il primo gennaio 2016, con soddisfazione delle compagnie visto che gli atti approvati in Parlamento hanno previsto un alleggerimento dei requisiti di capitale per gli investimenti a lungo termine e in particolare per le cartolarizzazioni di alta qualità. «Norme che vanno nella giusta direzione e che cancellano le penalizzazioni per le cartolarizzazioni senior che erano presenti nelle precedenti versioni degli atti delegati», dice Dario Focarelli, il direttore generale dell’Ania, l’associazione che rappresenta le compagnie che operano in Italia.
Le versioni iniziali «rischiavano di penalizzare pesantemente proprio il mercato delle cartolarizzazioni italiane», aggiunge Focarelli, che sottolinea però come «ci siano ancora da definire aspetti importanti di Solvency II».
A questo punto mancano infatti dettagli di terzo livello, che in verità proprio dettagli non sembrano. E soprattutto cominciano a emergere le prime questioni interpretative, con le authority nazionali che potrebbero intervenire con richieste aggiuntive per le imprese. In particolare per quelle che scelgono il modello interno, ovvero quello che calibra i rischi tarandoli sulle peculiarità dell’impresa. Il tema più delicato riguarda i titoli di Stato. Si tratta di un argomento particolarmente importante per le assicurazioni italiane che investono più del 60% delle loro riserve in Btp. Qualche authority nazionale, a quanto sembra quelle tedesche, sarebbe propensa a considerare il rischio di concentrazione in titoli di Stato, prevedendo richieste di capitale aggiuntive per le imprese assicurative che hanno in portafoglio tanti titoli governativi. Tale scelta potrebbe scoraggiare l’utilizzo dei modelli interni, visto che per le compagnie che scelgono la formula standard (quella base prevista da Solvency II) il rischio di concentrazione in titoli di Stato non viene contemplato.
Ma c’è di più. Nel calcolo del volatility adjustment, il meccanismo che sarà definito in dettaglio nei prossimi mesi e che punta ad alleggerire un po’ i requisiti di capitale attenuando gli effetti della volatilità (per evitare meccanismi prociclici), ha fatto capolino il rischio di default dei titoli di Stato, previsto proprio dagli atti delegati appena pubblicati nella Gazzetta Ufficiale europea. In pratica, le compagnie nel calcolo del volatility adjustment devono tenere conto di uno spread di base dei titoli di Stato che riduce «lo sconto» sul capitale. Non solo; anche per gli atti delegati appena pubblicati in Gazzetta si comincia già a parlare di una possibile revisione prima della scadenza già fissata nel 2018, quando scatterà la clausola di revisione, ovvero arriverà a scadenza il triennio «di prova» di Solvency II. A chiederla è stato il presidente della Commissione Economia e Affari Monetari di Bruxelles, l’italiano Roberto Gualtieri che ha puntato il dito in particolare sugli investimenti a lungo termine in infrastrutture. «Questioni come la definizione e la disponibilità di investimenti», scrive Gualtieri al commissario europeo Jonathan Hill, «richiederebbero un’adozione degli atti delegati prima della fine del 2018». Posizione su cui concorda anche Focarelli perché oggi «Solvency II di fatto non affronta il tema infrastrutture», aggiunge il direttore generale, «ma il piano del presidente della Commissione europea, Jean Claude Junker, prevede importanti investimenti nelle grandi opere da realizzare prima del 2018. Le assicurazioni sono pronte a fare la propria parte per supportare la ripresa economica, ma servono regole chiare che non disincentivino questi investimenti». (riproduzione riservata)