di Anna Messia
«Per le Poste si comincia con il 40%, poi vediamo». A dare dettagli sul processo di privatizzazione del gruppo guidato da Massimo Sarmi è stato ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che ha fatto sapere che oggi il consiglio dei ministri darà ufficialmente avvio al processo, con l’approvazione del decreto del presidente del consiglio dei ministri. Il decreto, come anticipato dal viceministro dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà, mercoledì 22 durante un’audizione alla Camera, dovrà iniziare a tracciare le modalità dell’operazione che l’esecutivo punta a chiudere nei prossimi sei mesi. Per ora quel che è certo, come dichiarato ieri dallo stesso Saccomanni, è che il Governo conta di incassare dall’operazione Poste circa 4 miliardi. Il che vorrebbe dire valorizzare l’azienda circa 10 miliardi, in linea con quanto pagò Cdp al Tesoro al momento dello swap sul 35% del capitale avvenuto nel 2010. Ma non è ancora chiaro se si preferirà percorre la strada dell’ipo o piuttosto della cessione a investitori istituzionali. Dettagli importanti su cui forse potrebbe iniziare ad alzarsi il velo oggi. In ogni caso, ha fatto sapere più volte il governo, lo Stato non scenderà sotto il 51% e parte delle azioni saranno distribuite anche ai dipendenti del gruppo, che dovrebbero anche essere chiamati a partecipare alla governance con un modello innovativo per l’Italia. Restano però da definire la nuova convenzione con Cdp per la distribuzione dei buoni e dei libretti negli uffici postali e il nuovo contratto di programma. (riproduzione riservata)