di Paola Valentini
Un 2013 da record per l’industria italiana del risparmio gestito, che ha messo a segno una raccolta netta di 64,9 miliardi di euro, miglior risultato dal 1999. Recuperati abbondantemente i deflussi del 2011 e del 2012. In base ai dati preliminari diffusi ieri da Assogestioni, i fondi comuni aperti sono stati i protagonisti indiscussi e con dicembre hanno archiviato il sesto trimestre consecutivo di raccolta positiva, un bilancio complessivo che in 18 mesi ha portato al sistema sottoscrizioni per oltre 52,9 miliardi.
Nel solo 2013 i fondi comuni hanno registrato una raccolta netta di 48,7 miliardi e le gestioni di portafoglio di 16,1 miliardi. Il patrimonio dell’industria dell’asset management tricolore è arrivato così a 1.331 miliardi. Una chiusura in bellezza solo parzialmente scalfita dal risultato negativo di dicembre.
Dopo 11 mesi consecutivi di raccolta positiva l’industria del risparmio registra, sulla base dei dati preliminari di dicembre, la prima e unica battuta d’arresto di tutto il 2013, con deflussi netti per 582 milioni a causa dei riscatti nelle gestioni istituzionali (per 3 miliardi), mentre i fondi comuni hanno registrato comunque un saldo positivo (2,7 miliardi).
Proprio sul fronte dei fondi comuni, nel 2013 le preferenze dei sottoscrittori hanno premiato i fondi flessibili, reduci da una raccolta boom (+28,3 miliardi), risultato confermato anche a dicembre (+1,7 miliardi). Sul podio anche i fondi obbligazionari che, pur registrando a dicembre una raccolta in rallentamento per via dell’attesa ripresa dei tassi (360 milioni), hanno ottenuto nei 12 mesi 12,7 miliardi.
Stenta invece a decollare la raccolta dei fondi azionari, positiva per 4,6 miliardi nel 2013 di cui 676 milioni a dicembre, ma con numeri che testimoniano che molti risparmiatori italiani hanno perso il rally delle borse del 2013. Piuttosto le famiglie italiane preferiscono entrare in borsa dando carta bianca al gestore tramite i fondi flessibili o i bilanciati. Questi ultimi hanno ottenuto nel 2013 una raccolta netta di 6,3 miliardi. In controtendenza invece i fondi monetari i cui rendimenti, per via dei tassi ai minimi, stentano a coprire le commissioni: la raccolta netta sui prodotti di liquidità è stata negativa per 1,6 miliardi e anche dicembre, in rosso per 101 milioni, ha confermato questa tendenza.
Quanto al passaporto dei fondi, nel 2013 i prodotti di diritto italiano hanno raccolto 11,3 miliardi (951 milioni a dicembre), quelli di diritto estero 37,3 miliardi (1,7 miliardi a dicembre). A dicembre la maggiore raccolta netta è stata realizzata dalle Poste (588 milioni) grazie al buon risultato delle gestioni istituzionali (554 milioni), seguita da Deutsche asset & wealth management con 451 milioni e da Azimut (382,7 milioni, quasi tutti confluiti in fondi e gestioni retail). A un soffio Morgan Stanley con 382,1 milioni tutta in fondi aperti.
Proprio a proposito dei big esteri, tra quelli che comunicano mensilmente i dati ad Assogestioni spicca il dato negativo di Franklin Templeton (-213 milioni) che in passato ha visto forti flussi sui propri fondi obbligazionari ma negli ultimi mesi è in difficoltà, con i bond sempre meno amati dagli investitori. Templeton resta comunque il primo operatore estero per patrimonio gestito nei fondi aperti, con masse che a fine dicembre si attestavano a 28,9 miliardi.
Prosegue più spedita la marcia di Invesco che a dicembre ha raccolto 314 milioni ed è arrivata a un patrimonio di 9,3 miliardi, grazie alla scelta della società di puntare, già da molti mesi, sui fondi bilanciati. La performance delle borse ha invece premiato Morgan Stanley e Jp Morgan asset management che hanno da sempre una forte specializzazione sulle azioni. Le due società hanno raccolto rispettivamente a dicembre 382 e 263 milioni, tutti in fondi aperti.
Considerando i soli fondi aperti spicca il risultato del gruppo Mediolanum, che a dicembre ha superato tutti per raccolta netta con flussi per 421 milioni. (riproduzione riservata)