di Anna Messia

Unipol si impegna a non chiedere ai propri agenti «alcuna informativa preventiva circa l’assunzione di nuovi incarichi agenziali nei rami Danni», e anche a ritenere «priva di efficacia qualsiasi disposizione contrattuale che impedisca agli agenti di utilizzare i locali agenziali anche per lo svolgimento di attività di intermediazione nei rami Danni per conto di altre compagnie assicurative».

Mentre Generali, pur ribadendo la propria convinzione di aver agito in modo pienamente legittimo e conforme alla normativa Antitrust «in uno spirito di fattiva collaborazione, con conseguente risparmio di risorse pubbliche e private», ha promesso che nelle lettere di incarico dei suoi agenti la frase: «Preventiva e/o tempestiva comunicazione in caso di assunzione di nuovi mandati da parte dell’agente», sarà modificata con una nuova formulazione più favorevole, che prevede l’impegno «dell’agente a dare comunicazione alla società di eventuali altri incarichi assunti entro 30 giorni dal verificarsi dell’evento». Si tratta solo di alcune delle promesse messe nero su bianco dalle sette compagnie di assicurazione (UnipolSai, Generali, Allianz, Reale Mutua, Cattolica, Axa, Groupama) finite a giugno scorso nel mirino dell’Antitrust. L’autorità guidata da Giovanni Pitruzzella, su denuncia dello Sna (il sindacato nazionale agenti), aveva rilevato che nei contratti di agenzia erano presenti clausole potenzialmente «idonee a disincentivare il plurimandato, ostacolando gli agenti ad assumere i mandati di diverse compagnie di assicurazione», come previsto invece dalla legge. Una questione complicata, che dura da anni. Da quando nel 2006, con la legge 248, poi rafforzata nel 2007 (legge numero 40), furono vietate le clausole di esclusiva tra agenti e imprese assicurative le compagnie (specie le più grandi) hanno sempre fatto fatica ad accogliere la novità e ad aprire le proprie reti di vendita (su cui avevano speso risorse e formazione) anche ai concorrenti. Ma alla fine, di fronte alla pressione dell’Antitrust, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 9 gennaio, hanno dovuto cedere assumendo una serie di impegni che l’Authority garante della concorrenza ha deciso ieri di sottoporre alla «consultazione pubblica», che si concluderà il 23 febbraio prossimo.

 

Tutte le compagnie hanno specificato nei loro carteggi di avere sempre agito nel rispetto delle regole, ma intanto si sono dette pronte a modificare le lettere di incarico ai propri agenti in modo da accogliere le richieste dell’autorità. Reale Mutua, per esempio, per quanto riguarda eventuali ostacoli al plurimandato di carattere informatico, si è impegnata a inviare agli agenti della compagnia una comunicazione in cui sia specificato che questi «possono utilizzare il cablaggio di proprietà di Reale Mutua e le macchine, fotocopiatrici o fax, a esso collegate, anche se fornite dalla compagnia, per intermediare polizze di altre compagnie», garantendo però la sicurezza dei sistemi informatici o la rinuncia a installare programmi di terzi che potrebbero creare problemi di tipo operativo con il software della compagnia. Mentre Allianz chiarirà in tutti i contratti «successivi all’eventuale accettazione degli impegni (da parte dell’Antitrust, ndr) che sarà richiesto l’uso esclusivo a proprio favore solo per i beni e servizi di sua proprietà per i quali essa abbia sostenuto il relativo investimento». Cattolica, tra le altre cose, è pronta a ribadire per esempio che gli agenti non sono obbligati ad avere «un conto corrente esclusivamente dedicato alle operazioni relative alla società» e Axa a risistemare in più di qualche punto la nuova intesa raggiunta con gli agenti il 31 ottobre scorso. Mentre Groupama si impegna a chiarire che anche nel ramo Vita l’agente è libero di operare «in esclusiva di marchio senza esclusiva di territorio». Cosa succederà ora? A questo punto tutti i soggetti interessati alla materia, dagli agenti alle associazioni dei consumatori, potranno dire la loro. Poi la palla passerà di nuovo all’Antitrust che potrebbe rendere gli impegni vincolanti o magari chiedere alle imprese qualche ulteriore ritocco. (riproduzione riservata)