di Anna Messia
Unipol si impegna a non chiedere ai propri agenti «alcuna informativa preventiva circa l’assunzione di nuovi incarichi agenziali nei rami Danni», e anche a ritenere «priva di efficacia qualsiasi disposizione contrattuale che impedisca agli agenti di utilizzare i locali agenziali anche per lo svolgimento di attività di intermediazione nei rami Danni per conto di altre compagnie assicurative».
Tutte le compagnie hanno specificato nei loro carteggi di avere sempre agito nel rispetto delle regole, ma intanto si sono dette pronte a modificare le lettere di incarico ai propri agenti in modo da accogliere le richieste dell’autorità. Reale Mutua, per esempio, per quanto riguarda eventuali ostacoli al plurimandato di carattere informatico, si è impegnata a inviare agli agenti della compagnia una comunicazione in cui sia specificato che questi «possono utilizzare il cablaggio di proprietà di Reale Mutua e le macchine, fotocopiatrici o fax, a esso collegate, anche se fornite dalla compagnia, per intermediare polizze di altre compagnie», garantendo però la sicurezza dei sistemi informatici o la rinuncia a installare programmi di terzi che potrebbero creare problemi di tipo operativo con il software della compagnia. Mentre Allianz chiarirà in tutti i contratti «successivi all’eventuale accettazione degli impegni (da parte dell’Antitrust, ndr) che sarà richiesto l’uso esclusivo a proprio favore solo per i beni e servizi di sua proprietà per i quali essa abbia sostenuto il relativo investimento». Cattolica, tra le altre cose, è pronta a ribadire per esempio che gli agenti non sono obbligati ad avere «un conto corrente esclusivamente dedicato alle operazioni relative alla società» e Axa a risistemare in più di qualche punto la nuova intesa raggiunta con gli agenti il 31 ottobre scorso. Mentre Groupama si impegna a chiarire che anche nel ramo Vita l’agente è libero di operare «in esclusiva di marchio senza esclusiva di territorio». Cosa succederà ora? A questo punto tutti i soggetti interessati alla materia, dagli agenti alle associazioni dei consumatori, potranno dire la loro. Poi la palla passerà di nuovo all’Antitrust che potrebbe rendere gli impegni vincolanti o magari chiedere alle imprese qualche ulteriore ritocco. (riproduzione riservata)