Di Anna Messia
Con l’inizio del nuovo anno Generali Italia ha completato il riassetto inglobando Toro, Lloyd Italico e Augusta. L’ultimo passaggio legale c’è stato il 10 dicembre scorso, quando davanti al notaio Carlo Marchetti è stato firmato l’atto di fusione di Alleanza Toro in Generali Italia, con il contestuale scorporo della nuova Alleanza, operazioni entrambe efficaci proprio dal 1° gennaio.
La nuova struttura organizzativa di Generali in Italia delineata dal ceo di gruppo, Mario Greco, è dunque pienamente operativa. Un riassetto che era partito il primo luglio scorso con l’integrazione in Ina Assitalia del ramo d’azienda denominato Direzione per l’Italia di Assicurazioni Generali. L’operazione ha portato all’avvio formale di Generali Italia ma entro fine 2013 bisognava incorporare anche Alleanza Toro (che include i marchi Augusta e Lloyd Italico), salvo poi scorporare la nuova Alleanza dedicata alla previdenza e all’offerta assicurativa alle famiglie.
Un piano articolato, quindi, la cui realizzazione è stata affidata da Greco a Philippe Donnet, nominato lo scorso ottobre amministratore delegato di Generali Italia. Il piano prevede che dei nove marchi di partenza (inizialmente c’era anche Fata, ceduta però nel frattempo a Cattolica) ne resteranno solo tre (Generali, Alleanza e la compagnia diretta Genertel). Ma, chiuse le operazioni societarie, ora bisognerà entrare nel vivo della riorganizzazione di Generali Italia, che gestirà un perimetro di oltre 13 miliardi di premi e 100 miliardi di attivi per conto di 10 milioni di clienti. Nonostante la crescita di Generali all’estero, il mercato italiano rappresenta ancora il motore principale e sul progetto saranno investiti 300 milioni entro il 2015. Nel ramo Vita, nei nove mesi del 2013, la Germania, nonostante abbia raccolto più premi dell’Italia (11,2 miliardi rispetto a 9,2 miliardi), ha guadagnato meno. L’ape, indice che rappresenta la produttività del Vita, in Italia al 30 settembre 2013 era di 1,2 miliardi, a dispetto dei 724 milioni della Germania. Mentre il risultato operativo del Vita in Italia è stato, sempre nei nove mesi, pari a 883 milioni contro i 248 milioni della Germania. E anche nel ramo Danni la predominanza dell’Italia è evidente con un risultato operativo nei nove mesi che si è attestato a 517 milioni, contro i 208 milioni della Germania. Un buon punto di partenza quindi, ma su cui bisognerà lavorare intensamente. «Adesso inizia una fase completamente nuova in cui bisognerà gestore reti distributive e bisogna operativamente intervenire sui prodotti, oltre che sulle reti per sviluppare il business con i clienti», aveva annunciato Greco al momento dell’arrivo di Donnet a capo dell’Italia. Aggiungendo poi, in occasione dell’investor day tenuto lo scorso novembre a Londra, che per toccare con mano i benefici attesi dalla riorganizzazione delle attività assicurative in Italia bisognerà attendere il 2015. Servirà uno sforzo massiccio per la fusione di sette compagnie, «con sinergie e risparmi che si potranno avvertire solo tra due anni», aveva dichiarato il ceo.
Intanto dallo statuto di Generali Italia, in vigore già dalla scorsa estate, emerge che il capitale sociale della società è di 1,6 miliardi, con 109 miliardi di riserve Vita e 95 miliardi di riserve Danni e con perdite portate a nuovo nel ramo Vita di 34 milioni e utili di 39,7 milioni per la gestione Danni. Dati influenzati probabilmente dall’andamento di Ina Assitalia ma che, come scritto nell’atto stipulato a dicembre scorso con l’integrazione di Alleanza Toro, potranno però essere modificati «in conseguenza della presente fusione». (riproduzione riservata)