di Andrea Di Biase
Una deliberazione formale da parte delle banche creditrici di Premafin non c’è ancora stata. Tuttavia nell’ambito delle negoziazioni in corso tra i vertici di Unipol Gruppo Finanziario (Ugf) e i creditori della holding (Unicredit, Mediobanca, Cariparma, Intesa Sanpaolo, Bpm e Banco Popolare), questi ultimi, ad eccezione di GE Capital, avrebbero già manifestato la propria disponibilità a offrire in opzione ai soci della futuraUnipol-Sai il convertendo in azioni della nuova compagnia da 201,8 milioni.
Si tratta di una tranche del debito da 368 milioni diPremafin, ristrutturato la scorsa estate, che in base agli accordi raggiunti la stessa Ugf si è impegnata a farsi carico per 134,3 milioni. La tranche residua, pari a 67,5 milioni, continuerebbe invece a fare capo alle banche creditrici, che ora potrebbero però ridurre ulteriormente la propria esposizione verso la nuovaUnipol-Sai, lasciando che questa quota del prestito convertendo venga offerta in opzione agli altri soci della compagnia che nascerà dalla fusione in Fondiaria-Sai di Premafin, Unipol Assicurazioni ed eventualmente di Milano Assicurazioni (in questo caso sarà decisivo il parere favorevole degli azionisti di risparmio). L’accordo tra Ugf e le banche creditrici, che dovrebbe essere formalizzato in primavera, subito dopo le assemblee per la fusione, dovrebbe tuttavia prevedere che, nel caso i soci della nuova Unipol-Sai non dovessero sottoscrivere integralmente la tranche del convertendo da 67,5 milioni, le banche creditrici si farebbero carico dell’eventuale inoptato. Per ora, tuttavia, il vertice di Ugf, guidato dall’ad Carlo Cimbri, sembra intenzionato a lasciarsi aperte entrambe le strade. Lo statuto della nuovaUnipol-Sai, allegato al progetto di fusione depositato ieri, prevede infatti la facoltà per il cda «di stabilire se offrire gli strumenti in opzione agli azionisti ovvero se escludere il diritto di opzione e offrire gli strumenti a terzi finanziatori della società con l’obiettivo di ridurre l’esposizione debitoria della stessa nei confronti dei predetti terzi». Il cda avrà inoltre la facoltà di definire i dettagli del convertendo, tra cui il prezzo di emissione, gli interessi, il rapporto di conversione in azioni e la durata, che comunque non sarà eccedente il 31 dicembre 2015. Per quanto riguarda invece le minoranze, nello statuto di Unipol-Sai, che sarà controllata al 61% da Ugf, viene indicato che l’eventuale lista di minoranza per il cda avrà diritto a un solo posto in consiglio, che sarà composto da un minimo di 9 a un massimo di 19 amministratori. (riproduzione riservata)