di Antonio Satta
Già la prossima settimana l’Abi potrebbe avere un nuovo presidente. Sono bastati due giorni di consultazioni fra gli esponenti più significativi dell’associazione per convenire che in una fase così complicata, con Mps sotto i riflettori mediatici e giudiziari, l’ispezione dell’Fmi in corso, le elezioni alle porte e la costituzione di un nuovo governo sullo sfondo, non si può lasciare l’Abi senza un presidente con un pieno mandato.
Per i banchieri non è il caso nemmeno di aspettare il 20 febbraio, data nella quale è prevista la prossima riunione del comitato esecutivo. L’idea è di convocare a breve, forse già la prossima settimana, un esecutivo e un consiglio straordinari per provvedere alla nomina del nuovo presidente, che è ormai chiaro sarà un esponente delle banche medio-piccole. A rompere gli indugi e rendere pubblico quest’orientamento sono stati ieri due dei principali esponenti dei grandi gruppi, ossia Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, e Roberto Nicastro, direttore generale di Unicredit. Il primo dopo aver derubricato le vicende di Mps a «fatti episodici. La banca è già stata ampiamente rinnovata nei vertici», ha auspicato che per l’Abi «in modo compatto e sollecito arrivi una nuova guida che serve subito». Nicastro è stato ancora più esplicito. Riferendosi alla presidenza dell’Abi ha detto: «Sono momenti in cui più si è rapidi nell’affrontare processi e prendere le decisioni e meglio è per tutti». Non solo, Nicastro ha anche chiarito, come anticipato ieri da MF-Milano Finanza, che i grandi istituti non chiederanno che sia un loro esponente a ricoprire l’incarico fino al 2014, concludendo di fatto il biennio che era stato affidato a Giuseppe Mussari. «C’è la regola che è stata definita, secondo la quale dopo due mandati la prossima nomina è di competenza delle piccole banche, il secondo mandato di fatto si è esaurito».
A questo punto sembra rimosso qualsiasi ostacolo alla nomina del prossimo presidente, e molto probabilmente la scelta dovrebbe cadere su Antonio Patuelli, vicepresidente dell’Acri e presidente della Cassa di risparmio di Ravenna, che fino allo scorso anno è stato vicepresidente vicario dell’Abi ed è l’autore principale del nuovo statuto, nonché l’inventore del lodo che ha istituito l’alternanza tra i presidenti dell’associazione. L’altro candidato possibile è l’attuale vicepresidente vicario dell’Abi, Camillo Venesio, che però è anche amministratore delegato e direttore generale dell’istituto di famiglia, la Banca del Piemonte, fondata giusto 100 anni fa dal nonno omonimo. Un incarico che difficilmente si potrebbe conciliare con quello, praticamente a tempo pieno, di presidente dell’Abi. (riproduzione riservata)