Il 14 gennaio si alzerà il sipario sulle strategie delle Generali per i prossimi anni. Per conoscere quali saranno i futuri equilibri nell’azionariato della compagnia triestina bisognerà invece aspettare ancora qualche mese.
Solo a ridosso dell’assemblea di fine aprile, chiamata a rinnovare integralmente il consiglio di amministrazione del Leone, si capirà se l’attuale coalizione di maggioranza, guidata da Mediobanca, ma di cui fanno parte anche De Agostini,Caltagirone, Del Vecchio e la Fondazione Crt, sarà ancora in grado di esercitare un ruolo di riferimento nell’azionariato della compagnia o se invece emergeranno o si affermeranno altri soggetti in grado di bilanciare, o per lo meno influenzare, il peso degli attuali soci di riferimento. Per ora non si vedono ancora all’orizzonte coalizioni alternative, nonostante nell’azionariato delle Generali ci siano soggetti con quote rilevanti non certo allineati alle posizioni di Piazzetta Cuccia e dei suoi alleati. Ferak, la società con sede a Vicenza, partecipata dalla Palladio Finanziaria e da altri soggetti del Nord Est, può contare, almeno per ora, su un pacchetto dell’1,7%, cui si aggiunge un altro 1% custodito in Effeti, la joint venture con la Fondazione Crt, ormai prossima allo scioglimento, che detiene complessivamente il 2% del Leone. Intesa Sanpaolo e le fondazioni sue azioniste, a partire dalla Cariplo, possono contare ufficialmente su un altro 4%. Ma non è escluso che questa quota possa crescere nei prossimi mesi. Ca’ de Sass, che nel cda uscente del Leone è rappresentata da Alessandro Pedersoli, può salire al massimo al 2%, mentre la Fondazione Cariplo, come spiegato recentemente da Giuseppe Guzzetti, non può effettuare per via di un regolamento interno ulteriori investimenti in equity. Chi invece potrebbe rafforzarsi sono le altre fondazioni del mondo Intesa. Qualche ragionamento a riguardo sarebbe ad esempio stato fatto in ambienti vicini alla Fondazione Cariparo, ma anche l’Ente Cr Firenze, che ha già in portafoglio qualche titolo del Leone e che nel recente passato è stata indicata come interessata a incrementare la sua quota, starebbe ragionando nuovamente su questa possibilità.
Di qui a dire che si stia costituendo un fronte alternativo a Mediobanca ce ne passa. Tuttavia, almeno sulla carta, questa ipotesi non è da escludere. Basti pensare che nel 2007, quando la compagnia triestina era presieduta da Antoine Bernheim e guidata da Giovanni Perissinotto, erano state le stesse Generali a prefigurare un simile scenario nei documenti presentati al Tar del Lazio contro la decisione dell’Antitrust sull’operazione Toro. In quell’occasione i vertici del Leone avevano sostenuto cheMediobanca non esercita alcun controllo sulle Generali «tenuto conto della concreta possibilità di formare maggioranze alternative a Mediobanca», anche alla luce della nascita di un soggetto, come Intesa Sanpaolo, in grado di diventare il perno di uno schieramento alternativo a Piazzetta Cuccia. Questa possibilità, tuttavia, non si è mai concretamente realizzata, ma lo spazio per una coalizione alternativa rimane. (riproduzione riservata)