Un mese di dicembre in forte calo (-16%) ha chiuso un pessimo 2012 per il mercato automobilistico europeo. Nell’anno appena trascorso sono stati immatricolati 12,5 milioni di vetture in tutto il Vecchio continente registrando un crollo del 7,8% rispetto al 2011e riportando così il settore ai livelli del 1995 per numero di auto vendute. In tale contesto Volkswagen si è confermata la regina d’Europa avendo venduto, con i suoi 10 brand, più o meno le stesse vetture del 2011, circa 3,1 milioni, ovvero il 24,8% del mercato.
Ciò significa che nel Vecchio continente una ogni quattro vetture vendute nel 2012 apparteneva al colosso di Wolfsburg. Alle spalle di Volkswagen, Psa, malgrado le difficoltà in cui versa, resta al secondo posto ma la sua quota scende dal 12,4 all’11,7% in virtù di un calo di vendite di circa il 13%. Ancora peggio è andata a Renault (-19% a 1 milione di auto vendute), ma tra le grandi case è stata la Fiat a far registrare la flessione maggiore. Il Lingotto ha venduto 798 mila vetture nel 2012 in Europa, facendo segnare una flessione vicina al 16% a causa soprattutto della situazione pesantissima (-20%) del mercato italiano, che resta la roccaforte della casa torinese in Europa.
La quota di mercato è così calata dal 7 al 6,4%, e il Lingotto è scivolato dalla sesta alla settima posizione per numero di autovetture vendute. Bmw, infatti, ha immatricolato oltre 799 mila unità lo scorso anno aumentando la quota di mercato dal 6 al 6,4%. Il leggero vantaggio della casa bavarese rispetto al Lingotto non è però solo un fatto numerico. Considerando il tipo di vetture vendute da Bmw (per lo più del segmento premium) e quelle immatricolate da Fiat (in gran parte vetture di mass market) è facilmente comprensibile la differenza in termini economici delle due situazioni. A conferma di ciò, Fiat dovrebbe registrare nel 2012 una perdita vicina ai 700 milioni sulle attività europee.
A complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che l’Acea, l’Associazione dei costruttori automobilistici europei, prevede per il 2013 un’ulteriore contrazione della domanda nel mercato dell’Unione Europea di circa il 5% a causa del persistente impatto della crisi economica del Vecchio Continente. Il segretario generale dell’associazione, Ivan Hodac, in un’intervista telefonica alla Dow Jones Newswires, ha detto che in Europa ci sono circa 15 stabilimenti in cui il tasso di utilizzo è al di sotto del 50% della capacità, «cosa che rende l’attuale situazione insostenibile».
Per quanto riguarda l’Italia Roberto Vavassori, presidente dell’Anfia (l’associazione che raggruppa le aziende italiane del comparto automotive) ha fatto notare come l’Italia deve lavorare subito per tornare a livelli di mercato analoghi a quelli di Francia e Regno Unito, ovvero attorno ai 2 milioni di immatricolazioni all’anno. Un obiettivo assolutamente raggiungibile purché i rappresentanti della filiera e gli organi istituzionali mettano in campo un piano d’azione coordinato che punti a superare i limiti posti alla competitività e allo sviluppo da una serie di fattori penalizzanti. Come la riduzione della deducibilità del costo delle vetture aziendali, l’imposta sulle autovetture sportive, il costo dell’energia. (riproduzione riservata)