Calo record del credito a famiglie e imprese, nonostante il miglioramento dello scenario di mercato per le banche. A novembre i prestiti al settore privato si sono ridotti dell’1,5% su base annua, secondo i dati pubblicati ieri da Banca d’Italia. Il credit crunch si è aggravato rispetto a ottobre (-1%) e ha toccato così il peggior livello degli ultimi anni.
I dati più preoccupanti riguardano i prestiti alle imprese, in calo per il settimo mese consecutivo. La flessione di novembre (-3,4%) è stata in assoluto la più accentuata del periodo: in precedenza il calo maggiore era stato il -3,2% di settembre, seguito dal -2,9% di ottobre. In flessione anche i prestiti alle famiglie (-0,3%), con dati in peggioramento rispetto a ottobre, quando per la prima volta si erano ridotti su base annua (-0,1%). Le banche non prestano denaro perché c’è ancora «avversione al rischio», ha detto ieri il presidente della Bce, Mario Draghi. Le sofferenze sono ai massimi (+22% su base annua) e in vista c’è un altro anno di recessione. Insomma non si è ancora attivato il circolo virtuoso tra ripresa e credito. Di solito servono alcuni mesi prima che si faccia sentire sull’economia reale l’allentamento delle tensioni sui mercati. La caduta dei tassi è iniziata ad agosto, dopo la discesa in campo in difesa dell’euro della Bce e l’annuncio di Draghi dell’acquisto illimitato di titoli di Stato (il piano Omt). Rispetto a fine luglio, lo spread sul debito sovrano è calato da 531 a 258 punti base. I dati sul credito però ancora non mostrano segnali positivi (gli ultimi disponibili come detto si fermano a novembre). A fronte di impieghi in diminuzione, Bankitalia ha già rilevato una ripresa della raccolta delle banche: in particolare i depositi, dopo il calo di fine 2011, hanno ricominciato a crescere e a novembre hanno registrato un +6,6%. Anche le emissioni di obbligazioni sono aumentate del 10,6%, a dimostrazione di una maggiore fiducia dei mercati nei confronti dell’Italia e dei suoi istituti di credito.
La svolta definitiva potrebbe essere arrivata domenica. Il Comitato di Basilea e il gruppo dei governatori centrali ha ammorbidito i requisiti di liquidità e ha diluito nel tempo i limiti minimi (che entreranno pienamente in vigore solo nel 2019), «La decisione è importante ed è stata accolta con favore dalla Bce», ha detto ieri Draghi. E anche le banche, dopo le modifiche introdotte al liquidity coverage ratio, «saranno più disposte a dare credito, soprattutto a medio termine», secondo quanto dichiarato dal ceo di Unicredit, Federico Ghizzoni.
Per quanto riguarda i tassi alla clientela, Bankitalia ha segnalato una lieve discesa a novembre: quelli sui mutui alle famiglie sono scesi dal 4,06 al 4,05%, quelli sul credito al consumo dal 9,65 al 9,49%. I tassi sui prestiti alle imprese fino a un milione di euro sono invece passati dal 4,51 al 4,49%, un livello comunque ben superiore a quello registrato in altri Paesi (in Germania è il 2,9%). Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, su Twitter ieri ha detto che il governo è al lavoro per trovare soluzioni sui mutui alle famiglie. «Il problema è la raccolta bancaria a medio termine», ha aggiunto l’ex consigliere delegato di Intesa Sanpaolo. (riproduzione riservata)