Non vale come la bocciatura di una società di rating, ma il downgrade che Coface (assicuratore del credito) ha deciso di assegnare ieri all’Italia è comunque un segnale negativo. Non tanto per il futuro (anche se le previsioni sul pil di quest’anno sono di una contrazione dell’1%), ma soprattutto perché prende atto della profonda crisi che si è abbattuta nell’ultimo anno sulle pmi, la spina dorsale del sistema economico italiano. Il downgrade è stato infatti la diretta conseguenza dell’esplodere dei mancati pagamenti registrati dalle imprese italiane assicurate da Coface, che l’anno scorso sono cresciuti del 30% e che in queste prime settimane non danno segnali di rallentamento. Così l’Italia ha oggi un giudizio pari a B, allo stesso livello di Spagna e Portogallo. Messa peggio in Europa c’è soltanto la Grecia (C). Inoltre sull’Italia pende ancora un creditwatch negativo, legato alla situazione di incertezza politica in attesa delle elezioni. «La crescita dei mancati pagamenti ha riguardato in particolare le imprese di costruzione, metalli e agroalimentari», dice Ernesto De Martinis, country manager di Coface in Italia, «e ha colpito soprattutto le imprese legate alla domanda interna, che hanno subito il pesante calo dei consumi». Ma da considerare c’è anche la stretta sul credito, con le banche italiane che continuano a tenere chiusi i rubinetti dei finanziamenti alle imprese. Che cosa comporterà per le imprese italiane il giudizio negativo? «Potrebbe esserci una correzione dei premi per l’assicurazione ma Coface continua a credere e a crescere in Italia», precisa De Martinis. «I mancati pagamenti non si trasformano necessariamente in perdite, perché bisogna considerare anche i recuperi. Il ramo cauzioni continua poi ad avere buoni margini di guadagno, così come l’assicurazione dei crediti legata alle esportazioni». Del resto le imprese stesse si rendono conto dell’aumento del rischio e chiedono sempre più spesso assicurazioni sui crediti e Coface lo scorso anno ha registrato una nuova produzione di 23 milioni nel credito e 600 nuove imprese clienti. A fine 2012 il giro d’affari in Italia della compagnia francese controllata da Natixis ha raggiunto una fatturato di 172 milioni. L’Italia è il terzo mercato per Coface (dopo Francia e Germania) e pesa per il 15% sui premi dell’intero gruppo. «Anche il 2013 è iniziato sotto il segno della crescita. Abbiamo avuto una nuova produzione di 5 milioni e 150 nuovi contratti», conclude De Martinis, «Per ora i mancati pagamenti non accennano a calare ma secondo le nostre previsioni il trend dovrebbe cambiare nella seconda parte dell’anno». (riproduzione riservata)
Anna Messia