Di Gigi Giudice
I riflettori puntati dalla primavera scorsa sulla “Grande Unipol” mettono enorme pressione sulle diverse componenti in gioco.
In particolare gli agenti che operano su mandato delle compagnie che fanno capo a quello che nei rami danni si diventa il primo gruppo nel ranking nazionale. Davanti alle magne Assicurazioni Generali.
Gli agenti coinvolti – riprendo quanto riportato dall’autorevole “Plus” (l’inserto del sabato del “Sole 24 Ore”)- sono seimilanovecento quaranta, operanti in un totale di cinquemiladieci agenzie.
Si tratta di numeri che ne fanno la rete agenziale più massiccia di tutto il mercato.
E qui occorre fare però un distinguo. E’ soltanto dal 14 novembre scorso che Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni sono entrate ufficialmente a far parte del Gruppo Unipol.
Gli addetti ai lavori ( e non solo) sanno quante siano state le complicazioni intervenute nell’operazione di passaggio. La stampa economica ha resi noti i momenti in cui sono entrati in gioco una quantità di co-protagonisti, tra cui Mediobanca, Isvap, Consob, Antitrust, insieme alle numerose Compagnie coinvolte e i relativi Gruppi Agenti.
I quali ultimi hanno potuto solo assistere come spettatori.
Soprattutto i 4.222 agenti operanti nelle 3.174 agenzie con mandato Fondiaria-Sai e Milano in particolare palpitazione per le molte vicende che hanno chiamato in causa l’ex proprietà Ligresti e le complessità del transito sotto il controllo del Gruppo guidato da Carlo Cimbri.
Con una preoccupazione aggiuntiva e particolare: il timore di veder sparire i loro marchi storici con i quali sono usi presentarsi per anni alla affezionata clientela.
Marchi di compagnie come la ultracentenaria Fondiaria, per non parlare della Compagnia di Assicurazioni di Milano, “la più antica compagnia” fondata nel 1825, quando ancora sul Lombardo-Veneto governavano gli austriaci. Per non parlare della Sai, affermata come marchio a alta notorietà (in quanto numero uno del ramo auto) da almeno sessant’anni.
Molti i casi di agenti operanti “di padre in figlio”, portatori di una identità che – con il conforto degli esperti di immagine e comunicazione – risulterebbe un vero peccato, anche nel senso della perdita economica, rimuovere.
Immaginarsi che effetto può aver provocato la circolare, datata 28 novembre, indirizzata alle agenzie Fondiaria-Sai “divisione Fondiaria” in cui si comunicava che “il marchio del Gruppo Unipol sostituirà la denominazione Gruppo Fondiaria-Sai e tutte le sue declinazioni di marchio; inoltre muterà anche il marchio Fondiaria-Sai di compagnia.
Abbiamo ritenuto opportuno informarvi preventivamente, dal momento che già dai prossimi giorni i media potrebbero utilizzare i nuovi elementi distintivi.
I nuovi marchi sostituiranno progressivamente quelli fino ad oggi utilizzati …”
Una vera e propria mazzata. Che ha fatto entrare in fibrillazione tutti i colleghi, anche delle altre “divisioni” dell’ex gruppo Ligresti.
Ma a smentire un disegno del genere ha provveduto Franco Ellena, direttore generale della capogruppo Unipol Assicurazioni, intervenendo al convegno che il 9 e 10 gennaio, in un hotel romano, ha visto la partecipazione dei 170 componenti degli organismi rappresentativi dei Gruppi Agenti Fondiaria, Sai e Milano.
E’ utile sapere che Ellena ha iniziato la carriera assicurativa alla Sai ed è poi stato, dal 1990 al 1996, dirigente de La Previdente (che è diventata, alla fine degli anni Novanta, una divisione della Milano Assicurazioni).
Vale la pena aggiungere che è quindi passato alla Meie Assicurazioni, successivamente acquisita dal Gruppo Unipol. Una serie di coincidenze che consentono a Ellena di presentarsi come il manager certamente più indicato a interpretare e gestire con adeguata sensibilità i travagli e le problematiche degli agenti rappresentati nella riunione romana.
Ai quali si è rivolto per rassicurarne gli animi, confermando che non ci sarà alcuna “cancellazione” di marchi. Anzi, i brand con una storia del rilievo di Fondiaria, Sai e Milano andranno rilanciati, puntando a superare le traversie legate alla passata gestione che ne aveva parzialmente spuntato o attutito le potenzialità.
Si capisce che agiranno come “divisioni” della Grande Unipol, mantenendo i marchi con i quali si sono sempre presentati alla clientela.
Ellena si è riferito all’esperienza da lui fatta con il Gruppo Unipol, che, a partire dai primi anni2000, hasaputo affrontare le problematiche connesse all’incorporazione e fusione della Meie Assicurazioni, Winterthur e Navale Assicurazioni.
Anche qui si è dovuto ragionare con i rappresentanti degli agenti, avendo il vantaggio di contare sull’esempio-pilota fornito dalla rete Unipol. Che con la compagnia che fa capo alla Lega delle Cooperative era abituata a operare in un clima di effettiva collaborazione.
Come è noto, nel 2011 tra agenti e direzione Unipol si è arrivati alla sigla di un Accordo integrativo fortemente innovativo, con provvigioni variabili, fondi di solidarietà, incentivi per lo sviluppo.
Le vicissitudini e i contenuti di tale Accordo le abbiamo raccontate e analizzate sulle pagine di “ASSINEWS” (in particolare sul numero del dicembre 2011 e su quello successivo).
Riprendendo l’argomento sul numero di luglio/agosto, nel riferire dell’assemblea del Gruppo Agenti Unipol tenutasi a giugno a Siracusa. Alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti dei Gruppi Agenti ex Winterthur, Meie e Navale per confermare, a loro volta, la adesione al patto sottoscritto insieme ai colleghi di Unipol.
Contati insieme significano 2.718 agenti, attivi in 1.836 agenzie. Convinti ad operare tutti con il marchio Unipol.
Segno evidente che la storia professionale e le identità degli agenti che hanno operato per marchi come Winterhur, Meie, Navale, Siad, Aurora risultavano un patrimonio di relativo impatto sulla clientela, rispetto invece ai brand di Fondiaria, Sai, Milano.
Lo ha ribadito Ellena nell’incontro romano del 13 gennaio.
Resteranno quindi in vita. Un nome unificante: Unipol e le diverse divisioni: Fondiaria, Sai, Milano.
Un segnale forte di come Unipol abbia compreso l’importanza del confronto con gli agenti, in cui la questione del conservare il marchio d’origine è uno degli elementi su cui misurarsi. Accanto agli altri legati al rilancio dell’attività agenziale, alla competitività dei prodotti e dei servizi, al riequilibrio e alla sostenibilità dei conti. “Per arrivare – ha detto Ellena – a un momento di sintesi in cui tutti trovino la propria collocazione e la propria dimensione”.
Viene spontaneo osservare come, proprio in questo stesso periodo, Mario Greco, Ceo del Gruppo Generali, non abbia esitato a ignorare il valore di marchi altrettanto storici e rilevanti come Toro Assicurazioni (nata nel 1856) e Ina Assitalia. Optando per la loro sparizione, inglobate nel brand della capogruppo.
Questione di “visioni”differenti. Su cui magari sarebbe il caso di tornare, ripercorrendo la storia di marchi prestigiosi “spariti” nel buio delle operazioni di merger & acquisition.