Di Gigi Giudice

Sandro Salvati è mancato la scorsa notte notte, minato da un male devastante a sessantasette anni.

Rientrava fra i non molti manager, del nostro settore poco propenso a uscire dal seminato tecnico-giuridico, che dichiaravano (lo fece, attorno al 2005, con un efficace memorabile intervento sulle pagine de “Il Sole 24 Ore”; intervento che ho conservato da qualche parte e che mi piacerebbe ritrovare) la necessità di affondare radici nelle risorse della cultura umanistica, quella grande. Che unisce rigore a emozione.

Non per snobismo, ma per mostrare a che esempi, a che vertigini di pensiero riferirsi, amava citare la sua ammirazione per Piero della Francesca. Per il quale la pittura (attenzione a sminuirlo, definendolo semplicemente pittore!) “è numero”.

E’ successo che ci scambiassimo messaggi, quesiti “trabocchetto”, al fine di saggiare di che tempra fosse la rispettiva conoscenza su Piero.

Pietra angolare utile sempre anche nell’operare nell’hortus assicurativo. Per garantire un dash diversificante, di ricerca e di impegno severissimo e costante; per approdare al miglior risultato possibile.

 

Di Sandro Salvati ho potuto seguire i passi di una carriera che si può definire unica, da Guinness dei primati.

Spiego perché.

Romano di quelli che hanno perso l’accento per il gran peregrinare per l’Italia, formato alla indimenticata scuola della Sai dei tempi belli, capo area vendite a Roma, passando quindi all’esperienza della zona padovana. Promosso nel 1981 alla direzione dell’area Agenti, ha condotto la Sesta Zona (corrispondente all’Area Nord Orientale) fino al 1988. Anno in cui si sposta alla Zurigo, per rimanervi per un triennio e accettare quindi la nomina a direttore centrale della Ras, di cui – nel 1993 – diventa condirettore generale. Per assumere quasi subito – nello stesso anno – la direzione generale dell’Allianz Pace, che verrà fusa, nel 1995, con l’Unione Subalpina.

Salvati non ha esitazioni quando il gruppo Allianz, rilevata da Swiss Re il Lloyd Adriatico, lo chiama a Trieste in veste di numero uno della compagnia. Alla cui testa opera fino a metà del 1998, riuscendo anche a sdoppiarsi nelle vesti di presidente dell’Irsa, l’istituto che fa capo all’Ania e che persegue, oltre alla formazione, lo spirito di ricerca e di confronto sui massimi (e minimi) sistemi dell’assicurazione.

E’ Salvati l’uomo che le Generali, forse per la prima volta nella loro storia, prendono dall’esterno per affidargli, nel giugno del 1998, la carica di amministratore delegato di Alleanza Assicurazioni, la compagnia specializzata nella vendita delle polizze “popolari”.

Torna a Milano e l’anno dopo assume anche la presidenza della compagnia, dove porta efficienza e innovazione.

Nel 2005 altro cambio di casacca. E si sposta a Torino, dove lo chiama il gruppo De Agostini per affidargli la guida del gruppo Toro Assicurazioni. Che ha anche in previsione l’entrata alle quotazioni di Borsa.

Accade che, nel risiko assicurativo degli anni successivi, proprio il gruppo Generali conquisti la proprietà anche del gruppo Toro.

Salvati deve farsi da parte. Ma trova quasi immediatamente un nuovo stimolo nell’andare a presiedere la Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale. Che ha da vincere la sfida di far perdere all’Italia il primato europeo dei morti a causa di incidenti stradali.

Le abbiamo viste in questi anni le campagne di comunicazione a alto tasso di creatività e le iniziative della Fondazione. Che ha conseguito risultati di rilievo, grazie all’intelligenza e alla tenacia con cui Sandro Salvati si è impegnato, coinvolgendo uomini e istituzioni.

 

“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso…/ La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce/ perché io sono parte dell’umanità./ E così non mandare mai a chiedere per chi suona/ la campana, essa suona per te”.

Questa la lirica dovuta al poeta John Donne con cui Sandro Salvati ha voluto chiudere la sua prefazione al libro dal titolo “La vita è una cosa meravigliosa” ,promosso dalla Fondazione per la Sicurezza Stradale. Una antologia di testi di grandi autori, mescolati a immagini, finalizzati a dare valore alla vita.

 Caro Sandro, deducant te angeli….