Marsh ha reso noti i risultati della sua prima edizione del report sulla medmal nell’ospedalità privata, che si basa su un campione sperimentale di strutture private accreditate e non.
Il campione con cui è stato costruito il report è formato da 18 gruppi/ holding della sanità privata che complessivamente contengono 44 singole strutture di varie dimensioni.
I vari gruppi sono distribuiti per presenza geografica al nord 38%, al centro 27% e al sud 35%.
Le richieste di risarcimento danni complessive geograficamente sono distribuite al nord con il 45,42%, il 28,97% al centro e il 25,61% al sud.
Se si analizza il dato medio per singola struttura sanitaria il Nord equivale al 36,60%, il Centro è il 46,70% e il Sud 17,70%.
Lo studio prende in considerazione l’andamento delle richieste di risarcimento danni dal 2000 in poi, il dato diventa significativo ed interessante a partire dal 2004, 2005 circa.
Complessivamente sono state raccolte circa 1500 richieste di risarcimento danni.
Anche per quanto riguarda il contenzioso nella sanità privata si osserva un aumento del numero delle richieste con una leggera flessione del 2010.
La tipologia delle richieste di risarcimento danni è principalmente stragiudiziaria (70,33%), il 9,31% è riferito ad un procedimento giudiziario civile e circa il 4% ad un procedimento penale. Il restante 17% circa è indeterminato per questa tipologia di informazione.
Rispetto ai procedimenti giudiziari quelli civili sono maggiori al centro seguito dal nord e dal sud mentre quelli penali sono più presenti al centro e al sud rispetto al nord. In tutte e tre le macro aree geografiche comunque predomina il procedimento stragiudiziario.
Il 95,40% delle richieste danni riguarda pazienti, il 2,55% visitatori e il 1,97% operatori. A guidare la classifica per tipologia di rischi, ovviamente, è il rischio clinico con il 82,93%.
Seguono i rischi alla struttura (eventi in aree comuni, parcheggi, scale, ecc.) 7,14%, i danni alla proprietà (oggetti personali, protesi, ecc.) 3,92% e i rischi professionali 1,82%.
L’analisi delle conseguenze seguite all’evento che ha determinato la richiesta di risarcimento vede al primo posto le lesioni 86,64% seguite da decessi 8,61%, e danni alle proprietà 4,01%.
Le principali tipologie di errori reclamati sono errori chirurgici (39,49%), errori terapeutici (12,66%), errori diagnostici (9,03%), cadute di pazienti e visitatori (8,95%), gli errori da parto e/o cesareo (4,89%), le infezioni (4,73%), gli errori da procedura invasiva (4,05%) e i danneggiamenti a cose (2,45%).
Le specialità cliniche maggiormente interessate sono: ortopedia (18,06%), struttura e parti comuni (14,18%), odontoiatria (10,04%), chirurgia generale (8,35%), ostetricia e ginecologia (8,27%) pronto soccorso (3,97%), cardiochirurgia (2,95%) e neurochirurgia (2,78%).
Rispetto all’ospedalità pubblica si nota una forte riduzione del pronto soccorso perché molte strutture non servizio, ma si inseriscono specialità come l’odontoiatria, la cardiochirurgia e in taluni casi la chirurgia plastica.
La maggior parte delle richieste di risarcimento danni è denunciata entro 1 anno dalla data di accadimento dell’evento; più della metà entro 3 anni. La maggior parte degli errori chirurgici viene denunciato entro 2 anni dalla avvenuta prestazione, gli errori terapeutici entro 3 anni circa e gli errori diagnostici entro 2,5 anni. Le richieste di risarcimento per i problemi legati ai parti vengono presentate entro circa 5 anni. Per quanto le principali specialità, le richieste di risarcimento danni vengono presentate entro 2 o al massimo 3 anni ad eccezione dell’ostetricia e ginecologia che amplia il suo range di 1 anno circa.
Nel corso dei 10 anni (2000 – 2010) sono state chiuse circa il 20% delle richieste danni, mentre resta aperto circa 50% di pratiche (49,90%)e un ulteriore 18% circa risulta senza seguito (18,19%). Le pratiche che vengono denunciate spontaneamente dalle singole aziende a scopo precauzionale sono circa l’11% (11,13%).
Fonte: Marsh – articolo di Emanuele Patrini – Healthcare Risk Manager – Marsh spa