Pagina a cura DI DANIELE CIRIOLI

Un bluff la nuova pensione contributiva pensata per i giovani (chi ha cominciato a lavorare dopo la riforma del 1995). Per maturare il diritto, dopo 20 anni di contribuzione e all’età minima di 63 anni, infatti, bisogna percepire (dati 2012) una retribuzione non inferiore a 45 mila euro annui se si ha la fortuna di essere lavoratori dipendenti; ovvero un compenso non inferiore a 55 mila euro annui se si è lavoratori a progetto (o comunque lavoratori parasubordinati); ovvero un reddito non inferiore a 65 mila euro annui se si è lavoratori autonomi. Uscita anticipata per chi è in pieno regime contributivo. Per i lavoratori che hanno il primo accredito contributivo successivamente al 1° gennaio 1996 (ossia i lavoratori che rientrano appieno nel regime contributivo) il diritto alla pensione anticipata, previa risoluzione del rapporto di lavoro, può essere conseguito all’età di 63 anni, in presenza di almeno 20 anni di contribuzione effettiva e a patto che (attenzione!) l’ammontare mensile della prima pensione risulti non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Un’opportunità questa, evidentemente, che non sarà percorribile prima del 2016, da quando cioè risulteranno trascorsi almeno 20 anni dal 1996, che è l’anno di introduzione del «sistema contributivo», per arrivare a maturare il minimo di contributi (appunto 20 anni). È la pensione, dunque, pensata per i giovani, per chi cioè ha i contributi versati interamente nel sistema contributivo. Ma «giovani», solitamente, fa rima anche con occupazioni non regolari né lineari, ossia con precari, cioè con lunghi periodi di impieghi fl essibili prima di stabilirsi in un «posto » di lavoro, con retribuzioni non elevate né costanti nel tempo. Roba da Paperoni. Tra le condizioni previste per il diritto alla pensione anticipata contributiva c’è un vincolo che la rende praticamente fruibile solamente da parte di lavoratori «ricconi». È il vincolo della misura minima mensile dell’assegno di pensione, che deve risultare non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Traducendo il vincolo con i dati del 2012, per il quale l’assegno sociale è pari a 429 euro circa mensili ossia 5.576,87 euro annui, ne viene fuori che il diritto alla pensione anticipata si matura se questa è in misura mensile non inferiore a 1.201,20 euro, ossia euro 15.615,24 annui. Partendo da questo dato, si può risalire alla misura della retribuzione/reddito/compenso che dà diritto a una pensione di quell’importo, considerando le rispettive contribuzioni. Per avere una pensione di 15.615,24 euro annui all’età di 63 anni occorre un montante contributivo di circa 297.037 euro (il montante contributivo è la somma dei contributi pagati durante la vita lavorativa; nel caso in esempio, è la somma dei contributi versati durante i 20 anni); ciò corrisponde a versamenti annuali di euro 14.851,85. Questo versamento corrisponde, nel caso di dipendenti (33%), a un monte retribuzioni di 45 mila euro; nel caso di lavoratori parasubordinati (iscritti alla gestione separata Inps, aliquota 27%), a un monte compensi di euro 55 mila; nel caso di lavoratori autonomi, infi ne (artigiani e commercianti, aliquota 24%), a un monte reddito di 62 mila euro.

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