di Stefano Sansonetti
Mentre imperversa la bufera finanziaria, con gli istituti di credito italiani nel mirino, la Banca d’Italia riesce a trovare il tempo di occuparsi un po’ di arte. Argomento in realtà ben conosciuto dalle parti di palazzo Koch, nelle cui sedi è custodita una collezione davvero niente male.
Ma che cosa rientra all’interno del tesoro artistico custodito dalla Banca d’Italia e, a quanto pare, particolarmente amato dal vicedirettore generale Anna Maria Tarantola? In tutto si contano 240 opere, di cui 224 tele e 16 sculture. Si tratta di una raccolta che si è formata nel corso dei decenni, ma che trae la sua origine dalla cosiddetta «collezione Gualino», dal nome dell’imprenditore che fallì negli anni ’30 consentendo alla banca centrale di incamerare quello che ancora oggi è lo zoccolo duro della collezione. I nomi che la compongono sono prevalentemente italiani, con qualche straniero di peso assoluto. Per esempio spunta un Claude Monet, mostro sacro dell’impressionismo, con un’opera dal titolo «Paesaggio campestre al tramonto». Oppure si scopre una tela di Jean-Francois Millet, uno dei più importanti paesaggisti fiamminghi che lavorarono in Francia alla metà del Seicento. È sua l’opera «Paesaggio con Agar e l’angelo».
Ancora, nella collezione ci sono 5 opere di Giorgio De Chirico, 4 di Renato Guttuso, 4 di Giorgio Morandi, una scultura di Antonio Canova («Corinna»), 5 tele di Fausto Pirandello, una maxiscultura di Arnaldo Pomodoro, 6 tele di Giacomo Balla, 4 di Afro Basaldella, 2 di Alberto Burri, 2 di Carlo Carrà.
La polizza alla risks per queste opere è inserita in un più vasto servizio assicurativo che la banca guidata da Ignazio Visco ha messo in gara per un totale di 4 milioni e 380 mila euro.