Nelle porte girevoli della finanza, ieri Francesco Gaetano Caltagirone ha messo un punto fermo nel processo di disimpegno dal Monte dei Paschi, rassegnando le dimissioni dalla vicepresidenza e dal cda per concentrarsi su Generali. E, a dar retta a quanto riferiscono alcune fonti di mercato, anche su Unicredit, dove il costruttore avrebbe fatto il suo ingresso aderendo all’aumento di capitale, che si conclude oggi. Dal gruppo del costruttore no comment al riguardo, ma è sensato ipotizzare che Caltagirone possa approfittare della ridefinizione dell’assetto azionario successivo alla ricapitalizzazione. Magari costituendo un asse con altri imprenditori come Leonardo Del Vecchio e Diego Della Valle e con la Fondazione Crt (tra l’altro, il portavoce del costruttore, Fabio Corsico, è uno dei consiglieri dell’ente).
Negli ultimi tempi il costruttore aveva continuato a vendere azioni Mps, seppure in condizioni di mercato sfavorevoli alla vendita: secondo i dati Consob, aggiornati al 18 gennaio, sarebbe sceso al 2,78%, ma dalle comunicazioni di internal dealing diffuse tra l’altro ieri e ieri risultavano vendite successive a quella data, rispettivamente per ulteriori 0,6 e 0,86%, che dovrebbero quindi aver portato la partecipazione intorno all’1,3 per cento. Il costruttore peraltro si era già sospeso dalle cariche sociali a seguito della sentenza di primo grado del processo sulla scalata di Unipol alla Bnl, che lo ha condannato a tre anni e sei mesi. Nella nota diffusa ieri da Mps si spiega l’imprenditore, alla luce della norma del decreto salva-italia che vieta a chi riveste cariche in gruppi finanziari o assicurativi di avere cariche analoghe in gruppi concorrenti, «ha ritenuto di optare per la carica di vicepresidente di Generali». Ponendo fine a un conflitto di interesse in realtà esistente dal 2007, cioè da quando è diventato vicepresidente del Leone, avendo in contemporanea la vicepresidenza di Mps, partner della concorrente francese del gruppo triestino, Axa. Preferendo il ben più tranquillo – e prospero – porto triestino a quello di Rocca Salimbeni. Magari con un occhio a Unicredit e ai suoi nuovi equilibri di potere.